“Rispetto al passato, la scelta di separare e riorganizzare le deleghe assessorili dando centralità all’agricoltura è già di per sé un aspetto positivo. L’augurio è che l’attenzione possa finalmente contrarsi su questo settore maniera prevalente e prioritaria”.

Il direttore regionale di Confagricoltura, Alessandro Alessandrini (anche nella sua veste di presidente del Consorzio Agrario di Ancona) saluta – condividendola appieno, come già auspicato prima delle elezioni – la scelta del presidente Francesco Acquaroli di separare l’agricoltura dalle altre deleghe legate alle attività produttive come industria, commercio ed artigianato, individuando un assessore, Enrico Rossi, a cui affidare esplicitamente il compito di occuparsi del settore primario. Il perché, lo spiega chiaramente: “È un settore talmente vasto ed articolato che richiede un’attenzione quotidiana”.
Partendo da dove, direttore?
“Un riordino importante dovrà coinvolgere la macchina amministrativa. I funzionari pubblici debbono tornare a uscire dagli uffici per capire bene come si sviluppa l’agricoltura regionale che, sempre più spesso, non coincide con i desiderata teorici di chi scrive i bandi”.
Quali iniziative o politiche ritenete fondamentali per sostenere gli agricoltori delle Marche in questo periodo?
“Partiamo dalle attività che ancora riescono a garantire reddito agli agricoltori e che sono, nonostante le mille difficoltà, quelle principali e tipiche del nostro territorio: grano duro e girasole. L’incentivo a queste due filiere deve essere fondamentale premiando e supportando chi decide di seminare queste colture che non solo ci sfamano da rendono anche unico il nostro paesaggio. Un intervento incisivo, poi, dovrà essere fatto anche nel settore del vino con scelte, magari impopolari, ma che possano riequilibrare l’intero comparto evitando sia surplus produttivi sia realtà che commercializzano prodotti a prezzi stracciati destabilizzando il mercato (come purtroppo successo nel passato con il Verdicchio)”.
Di quali misure avete bisogno per incentivare le produzioni locali e promuovere il consumo di prodotti tipici della regione?
“Prima di chiedere soldi a pioggia si parta con un’analisi, seria, dei contributi erogati negli ultimi 15 anni andando a vedere dove, per cosa e per quali categorie di coltivazioni o investimenti sono stati utilizzati. Questa è l’unica via per poter valutare sia gli effetti positivi prodotti che le tante mortalità delle aziende che hanno ricevuto gli aiuti. Distribuire soldi solo per poter fare qualche comunicato stampa od accontentare qualche elettore, anche su settori destinati a morire, è senza logica”.
Come si può favorire la sostenibilità ambientale e le pratiche agricole ecocompatibili nelle Marche?
“L’approccio deve essere sempre pragmatico e mai ideologico. Gli imprenditori agricoli marchigiani sono anni che hanno raggiunto livelli tecnici elevatissimi, hanno investito in macchinari all’avanguardia e sanno molto bene cosa significhi coltivare nel rispetto di territorio ed ambiente. Basti pensare alla precisione che si è raggiunta nell’uso degli agrofarmaci o nella distribuzione dei fertilizzanti. I controlli sono già ora elevatissimi e l’immagine dell’agricoltore che inquina o che lavora il proprio terreno a discapito dell’ambiente è pura fantasia”.
Quali interventi per affrontare le sfide legate alla gestione delle risorse idriche che coinvolgono le aree agricole?
“Interventi sul Consorzio di Bonifica che deve essere gestito per quello che è: un ente puramente strumentale a totale servizio di agricoltori e Regione Marche, non un centro di potere autonomo e svincolato da ogni controllo. Non possono esserci gestioni preferenziali o bacini con servizi differenziati. Ancora oggi vi sono centinaia di realtà che, pur pagando la tassa di bonifica, non hanno il servizio o lo ricevono a singhiozzo.”
Come potrebbe coinvolgere gli agricoltori nelle decisioni politiche e nelle iniziative di sviluppo rurale?
“Ascolto ed interlocuzione costante, ma non solo nella forma. Ridare slancio al tavolo verde, sede di incontro fra istituzioni ed organizzazioni, già nella fase di formazione delle leggi e non solo al momento conclusivo per metterci semplicemente a conoscenza di quello che è già stato deciso. L’agricoltura marchigiana ha bisogno di una figura che vi si dedichi a tempo pieno e che frequenti sempre di più gli uffici dove gli atti vengono adottati e non solo conferenze stampa, fiere o sagre. L‘auspicio è che il neo assessore Rossi sappia ben cogliere anche questo aspetto”.









