Canapa equiparata alla cannabis, una filiera agricola compromessa

Con il Decreto Sicurezza diventato legge, emerge un aspetto smisuratamente eccessivo che penalizza il settore primario
Attualità

Con la recente approvazione in Senato diventa ormai legge il c.d. nuovo “Decreto Sicurezza”, un corpo di norme che introduce numerose novità sul panorama normativo nazionale. Alcune perfettamente in linea con il comune sentire non solo degli agricoltori ma, più in generale, dell’intero comparto produttivo nazionale come la maggiore tutela della proprietà privata contro le occupazioni abusive delle case, il contrasto ai manifestanti che bloccano strade ed infrastrutture strategiche oppure un sostegno più efficace per polizia e forze dell’ordine. Restano però non pochi dubbi circa altri aspetti ritenuti, da molti, smisuratamente eccessivi primo fra tutti il bando alla cannabis light.

I nuovi divieti

Coltivazione di canapa

Questione annosa, già oggetto di acceso dibattito, con la nuova normativa sarà vietato importare, lavorare, vendere e consumare le infiorescenze di canapa anche con Thc praticamente assente. I trasgressori saranno da ora puniti con le medesime pene previste per i reati connessi alle sostanze stupefacenti. Sono colpiti, inoltre, anche gli estratti e gli olii, mentre i semi continueranno ad essere utilizzabili per gli usi consentiti dalla legge. Si potrà continuare ad utilizzare, invece, fibra e canapulo come fatto fino ad ora.

La norma ha quindi equiparato la cannabis (sostanza allucinogena) alla canapa (essenze priva di significativi effetti stupefacenti, da sempre coltivata nelle campagne italiane). Per fare ciò si è intervenuti nel modificare la legge 242/2016 che disciplinava il sostegno e la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. Proprio in virtù di quella norma, nell’ultimo decennio, si era sviluppata una piccola ma rilevante filiera connessa alla vendita, anche per fini ricreativi, di quanto ottenuto dalla banalissima ed innocua pianta di canapa.

Un duro colpo per il settore agricolo nazionale francamente di difficile comprensione ed in controtendenza rispetto ad una linea sovranazionale di progressiva liberalizzazione di sostanze ben più rilevanti e “preoccupanti”.

Pene severissime

Incredibilmente severe le pene. La nuova legge afferma, infatti, che se qualcuno viola i nuovi divieti sulla cannabis light, “si applicano le sanzioni previste in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope”  il che si traduce, a secondo dei casi con multe da 26mila a 260mila euro, oltre al carcere da 6 a 20 anni ( rimodulato verso il basso per i casi di lieve entità.) Commercializzare canapa light diviene ora una forma in tutto e per tutto di spaccio, così come l’uso può determinare il ritiro della patente fino a tre anni.

Si possono poi applicare una ampia serie di aggravanti con aumenti di pena se la sostanza viene consegnata a un minorenne, oppure nelle vicinanze di scuole, carceri, ospedali.

Una netta cesura con il passato, forse eccessivamente esagerate, i cui effetti saranno scontati innanzitutto da quei tanti agricoltori che fino a ieri, lecitamente, operavano in un settore assolutamente innocuo.

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