Piano di fertilizzazione, nuove disposizioni regionali

Ecco le indicazioni per le aziende che aderiscono alla disciplina della produzione integrata e al sistema di qualità nazionale di produzione integrata (SQNPI)
Attualità

L’azienda che aderisce alla disciplina della produzione integrata e al sistema di qualità nazionale di produzione integrata (SQNPI) può motivare l´apporto di fertilizzanti ed esplicitare gli interventi di concimazione che intende attuare mediante la presentazione di un “piano di fertilizzazione” basato per l’azoto, sia ricorrendo al bilancio completo e nel rispetto dei limiti massimi consentiti per i principali elementi della fertilità (N, P, K) sia, in alternativa alla redazione di un piano di fertilizzazione analitico, all’adozione di un modello semplificato secondo le dosi standard elaborate per coltura e approvate a livello nazionale.

Lo ricorda la Regione Marche con una nota invita alle associazioni di categoria, stabilendo che – al fine di agevolare la stesura del piano di fertilizzazione previsto dalla DGR 936/2022 in vigore – tale disposizione si attua nelle more dell’approvazione di una nuova versione della disciplina della produzione integrata regionale. Le schede sono consultabili sul sito di rete rurale nazionale – produzione integrata – LGNPI 2025 (reperibile cliccando qui).

La dose standard va intesa come la dose di macroelemento da prendere come riferimento in condizioni ritenute ordinarie di resa produttiva, di fertilità del suolo e di condizioni climatiche e può essere modificata in funzione delle situazioni individuate all’interno della scheda di fertilizzazione, pertanto sono possibili incrementi se, ad esempio, si prevedono:

▪ una maggiore produzione rispetto a quella definita come standard;
▪ scarsa dotazione di sostanza organica;
▪ casi di scarsa vigoria;
▪ dilavamento da forti piogge invernali o anche in periodi diversi;
▪ casi di cultivar tardive ecc.

Diversamente, si eseguono delle riduzioni alla dose standard laddove sussistano condizioni di minore produzione rispetto a quella individuata come standard (ordinaria), si apportano ammendanti, eccessiva vigoria o lunghezza del ciclo vegetativo, elevato tenore di sostanza organica ecc.

Il Servizio Agricoltura della Regione Marche ricorda inoltre che:

  • la stesura di un corretto piano di fertilizzazione non può in ogni caso prescindere dalla conoscenza delle caratteristiche del suolo, evidenziate mediante rilievi aziendali, prelievo di campioni e loro analisi, interpretazione e traduzione in decisioni operative che tengano conto anche dei fabbisogni delle colture in funzione della resa prevista, delle asportazioni, della disponibilità di macroelementi nel terreno, delle perdite tecnicamente inevitabili dovute a percolazione ed evaporazione, dell’avvicendamento colturale e delle tecniche di coltivazione adottate compresa la fertirrigazione, dei fertilizzanti impiegabili, delle modalità e epoche di distribuzione;
  •  le analisi del terreno, effettuate su campioni rappresentativi e correttamente interpretate, sono funzionali alla stesura del piano di fertilizzazione pertanto, è necessario averle disponibili prima della stesura del piano stesso. È comunque ammissibile, per il primo anno di adesione, una stesura provvisoria del piano di fertilizzazione (sia quello analitico che quello basato sulle schede a dose standard), da “correggere” una volta che si dispone dei risultati delle analisi; in questo caso si prendono a riferimento i livelli di dotazione elevata; – il piano di fertilizzazione per coltura è riferito ad una zona omogenea a livello aziendale o sub- aziendale nell’ottica di una razionale distribuzione dei fertilizzanti (naturali e/o di sintesi);
  • i fabbisogni dei macroelementi (azoto, fosforo e potassio) vanno determinati sulla base della produzione ordinaria attesa o stimata (dati Istat o medie delle tre annate precedenti per la zona in esame o per zone analoghe) e devono essere calcolati adottando il metodo del bilancio anche nella forma semplificata (secondo le schede a dose standard per coltura). Nella determinazione dei nutrienti occorre applicare il criterio di evitare di apportare al sistema terreno-pianta attraverso le concimazioni, quantità di elementi nutritivi superiori alle asportazioni delle colture, pur maggiorandoli delle possibili perdite e fatti salvi i casi di scarse dotazioni di fosforo e potassio evidenziati dalle indagini analitiche;
  • nelle aree definite “vulnerabili” devono in ogni caso essere rispettate le disposizioni derivanti dai programmi d’azione obbligatori di cui all’art.92, comma 6 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 in attuazione della direttiva del Consiglio 91/676/CE del 12 dicembre 1991;
  • -nel caso di doppia coltura (es. principale e intercalare) o di più cicli di coltivazione della stessa coltura ripetuti (es. orticole a ciclo breve), gli apporti di fertilizzanti devono essere calcolati per ogni coltura/ciclo colturale. Nel calcolo occorre tenere conto delle sole asportazioni e precessioni colturali ma non dei parametri di dilavamento o altri aspetti che hanno valenza solo per la coltura principale;
  • -Nel caso delle colture baby leaf per tutto l’arco dell’anno, non si devono superare le quantità massime di 450 unità di azoto, 350 unità di P2O5 e 600 unità di K2O;
  • l’impostazione del piano di fertilizzazione deve prendere inconsiderazione: dati identificativi degli appezzamenti; caratteristiche del terreno e dotazione in elementi nutritivi; individuazione dei fabbisogni delle colture almeno per azoto, fosforo e potassio in funzione della resa prevista; fertilizzanti impiegabili; modalità ed epoche di distribuzione;
  • non è richiesta la stesura del piano di fertilizzazione nelle situazioni in cui non venga praticata alcuna fertilizzazione. Tale indicazione va riportata nelle “note” del registro delle operazioni di produzione, per l’annata agraria in corso specificando la/e coltura/e non fertilizzata/e.
Tags: in evidenza, lotta integrata, piano di fertilizzazione

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