Quella dei piccioni, e dei danni da loro creati, è una questione che accende sempre forti dibattiti nel nostro territorio. Non solo fra gli agricoltori, che per primi subiscono le perdite di produzione sui propri raccolti, ma anche sui tanti cittadini costretti a convivere con sporcizia e fastidi che questi animali creano nei centri storici dei nostri borghi. Tante le soluzioni proposte dalla politica mai nessuna, almeno per il momento, realmente risolutiva.

A riaccendere il dibattito, (già affrontato da Marche Agricole) è stata recentemente una “denuncia” lanciata dal capogruppo di minoranza in Consiglio comunale ad Osimo Michela Staffolani. Sull’onda delle moltissime lamentele dei residenti del centro, costretti da tempo ad osservare la sporcizia che questi animali creano nei vicoli, sui sottotetti dei palazzi storici e sui monumenti cittadini, ha evidenziato come “negli ultimi dieci anni ben poco è stato fatto dall’amministrazione in carica per fronteggiare la proliferazione incontrollata dei piccioni all’interno delle mura osimane.” Di fronte all’elevato numero di volatili ormai stabilmente presenti in città che, però, creano danni anche nelle campagne di tutta la Val Musone, la consigliera ha poi segnalato l’esperienza del comune di Falconara: “A Castelferretti, dove gabbie e mangime antifecondativo (distribuito inutilmente fuori stagione) hanno fallito – suggerisce la Staffolani- potrebbe essere un tentativo valido quello dei falchi addestrati, un deterrente ulteriore per arginare i piccioni”.
Una pressa di posizione chiara che chiama in causa anche la poca efficacia di un altro metodo spesso utilizzato dai Comuni, il mangime c.d. “antifecondativo”. Tale prodotto, se distribuito in determinati periodo dell’anno, permetterebbe una parziale riduzione delle nuove nascite incidendo proprio sulla fertilità degli animali.

Proprio su questo indirizzo, ma non solo, si è mossa invece la stessa Amministrazione comunale osimana: “Abbiamo ripreso la distribuzione di questo prodotto che, però, rappresenta solo uno degli strumenti da adottare – ricorda l’assessore all’ambiente Tommaso Spilli -. L’autunno eccezionalmente caldo ha allungato di molto la stagione riproduttiva rendendo ancora utile la distribuzione di questi mangimi. Oltre a ciò, ed alle gabbie di cattura poste su alcuni tetti del centro storico, stiamo valutando dei punti di foraggiamento fissi dove alimentare gli animali e creare le condizioni per fargli trovare ricovero. In questo modo non solo sarà più facile il controllo ma anche la rimozione delle uova, qui deposte in nidi creati ad hoc, così da evitare le successive schiuse.”
Una soluzione questa che anziché eliminare direttamene gli animali (pratica difficilmente applicabile se non da soggetti abilitati) andrebbe a bloccarne la riproduzione.
Un dibattito destinato a continuare, anche a causa dell’impossibilità di fornire soluzioni definitive ad un problema via via cresciuto negli anni. Lo spopolamento, in termini demografici, delle campagne e la riduzione drastica della caccia, infatti, hanno fatto venire meno anche il principale elemento di controllo e contenimento dei piccioni: l’uomo. Con i ben noti danni sia per i cittadini dei centri storici che per le imprese agricole.

A tal proposito il direttore regionale di Confagricoltura Alessandro Alessandrini ricorda: “L’intervento non può che essere su più livelli, anche perché i danni a scapito degli agricoltori sono evidentissimi. La coltivazione del girasole, emblema delle nostre campagne, è sempre più a rischio anche a causa di questi volatili che divorano e distruggono la coltura appena messa a dimora. Le Amministrazioni comunali facciano la loro parte contenendo questi animali all’interno dei centri abitati (senza pensare di farli “traslocare in campagna” come suggerito da qualche comune marchigiano), evitando l’incuria e l’abbondono di molti edifici e catturandoli quando possibile, ma è fondamentale che la normativa nazionale e regionale ne incentivi anche l’abbattimento nel modo più semplice possibile. Non si tratta di specie né vulnerabili né a rischio di estinzione, un contenimento massiccio è l’unica soluzione possibile”.








