È ormai entrata nel pieno la campagna di raccolta della frutta nella nostra regione. Pere, pesche, susine sono solo alcune delle diverse tipologie di prodotti coltivati prevalentemente nelle aree meridionali delle Marche, con la Valdaso ad avere un ruolo di primissimo piano, una vera e propria eccellenza del territorio costretta spesso a fare i conti non solo con l’inevitabile andamento stagionale, ma anche con un sistema di regolamentazione non sempre favorevole.

“La stagione in corso non verrà ricordata di certo per i record produttivi” sottolinea a tal proposito Mauro Acciarri, imprenditore agricolo di Ortezzano e Presidente di Confagricoltura Ascoli e Fermo, che poi spiega: “La qualità è ottima ma le rese sono mediamente inferiori di un 15-20% rispetto allo scorso anno. Fortunatamente, però, stiamo assistendo ad una valorizzazione dei nostri prodotti con dei prezzi leggermente superiori rispetto al passato. Il calo della produzione è stato sostanzialmente dovuto ad alcune gelate che i nostri impianti hanno dovuto affrontare tra fine marzo ed inizio aprile. Pochi episodi con temperature a -3/4 gradi ma, purtroppo, determinanti per interferire con il processo di allegagione della frutta. All’interno della nostra azienda a risentirne maggiormente sono state le pere cosce, ma problemi simili li hanno avuti anche i produttori di kiwi, susine o pesche, queste ultime prodotto simbolo di questa zona.”
Non si segnalano, invece, in queste zone particolari problemi connessi alla grandine che, invece, ha colpito inizio mese solo le fasce centrali della regione, meno vocate per queste coltivazioni.
Una stagione tra alti e bassi, quindi, che vede comunque un moderato aumento delle quotazioni di mercato della frutta prodotta nella nostra regione, ma anche le difficoltà connesse al reperimento di manodopera qualificata. Problematica ormai nota ma che, nel settore della frutticoltura, sta assumendo ormai delle dimensioni preoccupanti.

“L’aumento dei prezzi è legato ad una diminuzione della produzione nazionale di frutta ma questa, a sua volta, è dovuta più che ad un calo produttivo stagionale alla dismissione di impianti che sta avvenendo nel sud Italia. – conferma il presidente Acciarri- . Nell’area di Caserta o di Rutigliano, ad esempio, le difficoltà connesse al reperimento di manodopera sono tali da costringere molti imprenditori a rinunciare a determinate coltivazioni. Trovare operai specializzati in grande quantità è sempre più complesso e la normativa certamente non aiuta. Spesso anche nelle nostre zone siamo costretti a rivolgerci a cooperative che forniscono manodopera, ma anche in questo caso la regolamentazione esistente rende molto difficoltosa la raccolta. Ad esempio in caso di contratti a cottimo (accordi in cui la retribuzione è riconosciuta proporzionalmente in base alla produzione, ndr) l’ufficio del lavoro non permette ai proprietari del frutteto, ed ai loro operai assunti, di lavorare a fianco agli operai delle cooperative incaricati per la raccolta stagionale. In questo caso i tempi si allungano ed i problemi aumentano notevolmente, del resto l’esperienza che può avere un dipendente assunto tutto l’anno, più specializzato, sarebbe un aiuto importante per i lavoratori stagionali delle cooperative di raccoglitori. Eppure tale temporanea convivenza non è permessa nonostante, poi, il compenso riconosciuto è tutt’altro che misero.”
Problematiche ormai note ed evidenti per le quali, al momento, non si notano risposte significative messe in campo dal legislatore. Il reperimento di manodopera, che rappresenta una esigenza sempre più impellente per l’intero settore agricolo, diviene una vera e propria necessità improrogabile per chi si occupa di frutticoltura, ancor di più in una regione non densamente popolata come sono le Marche. Difficoltà che, inoltre, permangono nonostante i compensi riconosciuti ai lavoratori superino ormai i 13/14 euro l’ora (ben oltre le cifre tanto sventolate dai supporter di salario minimo o altre soluzioni puramente demagogiche).