Affermare l’identità territoriale prima ancora che il vitigno, con un duplice obiettivo: segmentare la produzione del Verdicchio e dare nuove opportunità di posizionamento a questa tipologia di vini. Nasce con ambiziosi obiettivi la nuova denominazione “Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg”, dove pure il nome Verdicchio potrà essere omesso, in uno specifico disciplinare previsto per il 2026. Un disciplinare dove includere anche vini con un invecchiamento inferiore rispetto alle Riserve, ma comunque sottoposti a rigide norme qualitative e distinti dalla restante produzione Doc.

Obiettivi che saranno presentati attraverso un ricco programma di informazione organizzato dall’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) rivolto a giornalisti, operatori e professionisti del settore sul presente e futuro della Docg. La roadmap è partita da Portonovo nell’incontro con la stampa regionale: continuerà il 1° dicembre per un grande evento a Senigallia con 17 aziende, sommelier e ristoratori delle Marche oltre a due iniziative a Roma: il 6 dicembre, con una masterclass in collaborazione con l’Associazione italiana sommelier (Ais) e il 26 gennaio con la Fondazione italiana sommelier (Fis). A seguire un’altra masterclass in occasione della Slow Wine Fair di Bologna il 22 febbraio 2026.

In primo piano, gli scenari evolutivi della denominazione, che rappresenta la massima espressione qualitativa del territorio dei Castelli di Jesi. Secondo il presidente Imt Michele Bernetti “la futura Docg Castelli di Jesi si inserisce in un percorso intrapreso anche da altre denominazioni tutelate dal Consorzio, come Matelica, Colli Maceratesi e Conero. L’obiettivo è rappresentare in modo sempre più preciso il territorio indicato dal nome della denominazione. Nei Castelli di Jesi la produzione dei grandi vini bianchi ha trovato un ambiente ideale, e grazie al lavoro dei produttori la denominazione ha dimostrato una straordinaria capacità di crescita. Il nuovo disciplinare, in cui il riferimento al vitigno diventerà facoltativo, offrirà nuove opportunità di posizionamento e rafforzerà l’identità territoriale della Docg. Sarà necessario ampliare la base produttiva, mantenendo però massimo rigore nella qualità”.
Per il presidente del Comitato della Docg, Silvano Brescianini, “è tempo di chiamarlo per nome: Castelli di Jesi Docg rappresenta il vertice della piramide qualitativa, ma anche un territorio che saprà distinguersi e rappresentare il vino bianco italiano. Oggi è importante dare l’esempio qui in casa, nelle Marche, chiediamo alla ristorazione ed alle enoteche di riservare spazio dedicato alla Docg”.
Attualmente il Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg – che potenzialmente copre una superficie di oltre 2 mila ettari – rappresenta una nicchia produttiva da poco più di 200 mila bottiglie equivalenti; secondo Imt, con l’entrata in vigore del nuovo disciplinare il potenziale produttivo potrebbe crescere fino a quattro/cinque volte in più. La quota di vino imbottigliato sul totale prodotto – che coinvolge 33 produttori e 49 viticoltori – sfiora il 90%, un dato superiore alla media italiana. L’imbottigliato dell’anno è in aumento del +19% sul 2024 e del +40% sull’ultimo quinquennio.








