Nonostante il prezzo sostenuto – circa 46 euro al quintale – e il ruolo importante che può rivestire nelle rotazioni colturali, il colza rimane una coltura difficile da gestire nelle Marche, penalizzata da una serie di criticità che ne limitano la diffusione e le rese produttive.
A delineare il quadro è Raffaele Marziani, responsabile commerciale del Consorzio Agrario di Ancona, che sottolinea le principali difficoltà tecniche e climatiche che negli ultimi anni hanno complicato la coltivazione di questa pianta oleaginosa.
Le difficoltà della fase preparatoria

“La coltura del colza è molto valida e si integra bene nelle rotazioni, ma è complessa per diversi motivi – spiega Marziani -. In primis per i tempi: il terreno va preparato già ad agosto, per consentire la semina a settembre su un suolo ben affinato. Il problema è che fine estate è un periodo critico, può esserci siccità o possono verificarsi piogge frequenti; tutto ciò rende complicato completare questa fase in modo ottimale.”
La preparazione del terreno è infatti fondamentale per garantire una germinazione uniforme e un buon attecchimento. “Deve essere molto fine, meglio se ben livellato – precisa Marziani – per evitare ristagni idrici e facilitare la nascita regolare della coltura.”
Dal punto di vista agronomico, la concimazione deve essere ben bilanciata, con un apporto adeguato di azoto, fosforo e potassio, per sostenere la crescita vegetativa e la formazione delle gemme. Anche la scelta del momento e della tecnica di semina influisce significativamente sulla resa finale.
Produzioni modeste: il problema degli insetti
Le rese registrate negli ultimi anni sono state spesso deludenti, con produzioni che variano tra 20 e 30 quintali per ettaro, valori inferiori rispetto ad altre zone produttive italiane ed europee. “Il vero problema – evidenzia Marziani – sono gli insetti dannosi. Intercettarli in tempo è molto difficile, soprattutto perché la fase critica coincide con la fioritura, un momento in cui non si possono effettuare trattamenti chimici.”
Tra i principali parassiti che colpiscono il colza ci sono le limacce, “un problema molto diffuso in regione, in grado di apportare parecchi danni alla coltura” commenta Marziani, e l’altica “che ostacola la crescita della piantina colpendone il lembo fogliare”.
“In alcune realtà europee come la Francia – aggiunge – si utilizzano trappole specifiche per il monitoraggio tempestivo dei parassiti, ma questa tecnologia è ancora poco diffusa nelle Marche, anche se sarebbe davvero utile perché permette di intercettare nei tempi giusti il parassita”.
Il ciclo colturale e le pratiche consigliate
Il ciclo colturale del colza si sviluppa tipicamente su un arco di tempo che va dalla semina in autunno fino alla raccolta in estate, seguendo una serie di fasi ben precise.
La preparazione del terreno, che avviene di solito tra agosto e settembre, è fondamentale per garantire una semina efficace; in questo periodo il suolo deve essere lavorato con cura e affinato per creare un ambiente ottimale per la germinazione.
La semina stessa, “che deve essere conclusa nel mese di settembre” aggiunge, deve avvenire su un terreno ben preparato e con condizioni di temperatura e umidità favorevoli, così da favorire un buon attecchimento delle piantine. “La fase più delicata si ha in primavera, nel periodo della fioritura, quando diventa essenziale controllare la presenza di parassiti e malattie“.
Infine, con l’arrivo dell’estate, la pianta raggiunge la maturazione e i semi sono pronti per essere raccolti, ma la tempistica della raccolta deve essere attentamente valutata per assicurare il giusto grado di maturazione e umidità, fondamentali per la qualità del raccolto.
Durante tutto questo ciclo, è indispensabile un monitoraggio costante e un’applicazione equilibrata di diserbi, fertilizzanti e trattamenti, privilegiando sempre tecniche di difesa integrata per tutelare la salute della coltura e ottimizzare le rese.
Prospettive future?
Il colza avrebbe un’importanza strategica nelle rotazioni colturali, grazie alla sua capacità di migliorare la struttura del terreno, aumentare la sostanza organica e interrompere il ciclo di alcune malattie e infestazioni che interessano le colture cerealicole. Inoltre, la coltura oleaginosa è fondamentale per la produzione di oli vegetali di qualità e per l’industria biodiesel, un settore in crescita anche a livello europeo.
Le sue caratteristiche agronomiche lo rendono adatto a terreni di medio impasto, ben drenati, con pH neutro o leggermente alcalino, e una buona dotazione di sostanza organica. La sua resistenza a temperature relativamente basse invernali permette una coltivazione diffusa anche in zone collinari.
Per valorizzare appieno il colza nella regione, sarebbe necessario un impegno maggiore nella gestione agronomica: dalla preparazione accurata del terreno, a un sistema di monitoraggio più efficiente dei parassiti, fino a tecniche di diserbo e trattamenti più mirati e sostenibili. Investire in tecnologie come trappole per il monitoraggio degli insetti e adottare strategie di difesa integrata potrebbe ridurre le perdite e rendere più appetibile questa coltura per gli agricoltori.