La mappatura dell’habitat utile anche in agricoltura

Un interessante progetto al Furlo della Politecnica delle Marche
Tecnica
di Veronique Angeletti

Investe sul proprio futuro la Riserva Naturale del Furlo e usa i nuovi mezzi cartografici per mappare la sua vegetazione e dei suoi habitat. Il lavoro lungo due anni è stato guidato dalla professoressa del d3A della Politecnica delle Marche Simona Casavecchia con i suoi collaboratori Simone Pesaresi, Giacomo Quattrini e Nicole Hofmann e l’aiuto di Adriano Mancini (nella foto)?)


«Il lavoro sul Furlo è il primo completato nel suo genere ed è stato inquadrato da una convenzione con la Provincia, ente gestore della Riserva – entra nel merito Maurizio Bartoli, il direttore della Riserva -. Utilizza una metodologia nuova rispetto al passato, dove venivano impiegate semplici ortofoto. Lo stesso sistema che la Politecnica delle Marche sta ora impiegando anche per la mappatura dei parchi del Conero e del Sasso Simone e Simoncello e replicabile, peraltro, per altre aree Zsc e Zps della nostra provincia».

A breve lo studio sarà presentato alla Regione per la sua divulgazione e si prevede la sua pubblicazione nella collana editoriale della Riserva.

«Rispetto all’analisi del 2005 – spiegano gli studiosi dell’università di Ancona – sono emersi sicuramente cambiamenti, tra cui l’aumento delle superfici dei querceti. Altre tipologie sono in evoluzione come i ginepreti: aumentati da un lato (nel caso degli arbusteti a ginepro rosso) ma diminuiti dall’altro (per gli arbusteti a dominanza di ginepro comune). Da considerare nelle motivazioni dei cambiamenti anche le dinamiche evolutive legate alle singole formazioni, come la colonizzazione delle praterie da parte degli arbusti».
Ma è il lavoro in sé che è rivoluzionario e, se applicato a tutte le Marche, permetterebbe alla regione di essere all’avanguardia nella mappatura e nel monitoraggio degli habitat.
Invece di basarsi sull’interpretazione soggettiva di foto aeree (metodologia tradizionale), il metodo si basa sull’analisi di una serie temporale di immagini satellitari (sentinel-2). Queste descrivono e quantificano le variazioni stagionali tipiche di ogni tipologia vegetazionale e habitat che vengono classificate da un sistema automatico “machine learning” opportunamente addestrato tramite soprzalluoghi diretti in campo anche con l’uso di droni (le cosiddette verità a terra). Al Furlo, in particolare, i punti di verifica sono stati 1118.

«I vantaggi – spiega la squadra – è che la cartografia così ottenuta è precisa e finalmente ripetibile e, quindi, consentendo aggiornamenti  in tempi brevi,  soddisfano le esigenze imposte dalla Direttiva europea “Habitat” e la possibilità di avere un sistema di allerta in tempo reale in caso di modifiche dell’ambiente». Ideale anche per il controllo dei pascoli e dei terreni agricoli.

Tags: Furlo, habitat, in evidenza

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