L’insetticida di campagna e l’insetticida di città

Entrambi mettono a rischio api, coccinelle, mosche e tanti altri insetti pronubi. Ma all'opinione pubblica non interessa quando serve ad eliminare un fastidio nelle proprie case
Attualità
di Alberto Maria Alessandrini

Sta destando non poca preoccupazione l’aumento di focolai di dengue in tutto il paese, Marche incluse, al quale stiamo assistendo nelle ultime settimane. Una malattia portata dalle zanzare, caratterizzata da febbre alta, eruzioni cutanee, dolori muscolari ed articolari, la cui diffusione è stata acuita da due fattori: un clima favorevole alla proliferazione degli insetti e l’aumento degli spostamenti di persone (potenzialmente infette) dovute al periodo estivo.

Dopo un significativo focolaio intercettato a Fano, alla fine dello scorso anno, è stata ora la volta di Osimo dove un turista proveniente da fuori regione è stato costretto al ricovero a causa del virus. Situazioni che hanno inevitabilmente suscitato un certo allarme della popolazione nonché le relative risposte da parte degli enti preposti che hanno, con prontezza, avviato massicce disinfestazioni nelle aree coinvolte (come è giusto e naturale che sia).

Tutto giusto, lecito e sacrosanto, soprattutto quando in ballo vi è la salute di molte persone. Ma un dubbio emerge: che fine fanno le api in questi casi?!? Ebbene sì, perché – a volte per ignoranza, molto spesso per ipocrisia – in questi casi l’opinione pubblica sembrerebbe dimenticare che i trattamenti che eliminano le tanto odiate zanzare portatrici del virus non sono selettivi. Oltre a queste ad avere la peggio sono anche api, coccinelle, mosche e tanti altri insetti c.d. pronubi, apparentemente amati da tutti. Talmente importanti da essere destinati addirittura di un recente intervento legislativo (Legge Regionale, 10 febbraio 2023, n. 2) per tutelarli andando ad inserire sempre maggiori restrizioni al settore agricolo nell’uso di fitofarmaci.

A questo punto è evidente il paradosso che emerge quando confrontiamo la reazione pubblica a due situazioni apparentemente diverse ma legate da un filo comune: l’uso di prodotti chimici e il loro impatto sugli insetti. Da un lato, c’è una diffusa preoccupazione per la salute delle api e degli altri impollinatori, tanto che si chiede agli agricoltori di limitare l’uso di fitofarmaci, anche a discapito del proprio reddito. Dall’altro, quando la salute umana è minacciata da malattie come la Dengue, si invoca a gran voce la disinfestazione, anche se ciò comporta l’uccisione indiscriminata di altri insetti, incluse le innocue api.

Disinfestazioni ugualmente richieste e bramate, non solo in presenza di un potenziale rischio portato da una malattia esotica ma anche, semplicemente, per contrastare il fastidio che le zanzare ci possono arrecare in estate. Quando si riposa con le finestre aperte o si cena con gli amici in terrazza o in giardino, nessuno si scaglia mai contro i trattamenti fatti dai Comuni per eliminare le zanzare ma, anzi, se ne richiedono sempre in maggior numero.

Un trattamento antizanzare, nebulizzato nell’ambiente, fra vie e strade pubbliche, dentro giardinetti e parchi urbani è, però, tutta l’altro che una pratica sostenibile (almeno nell’ottica di una certa parte di popolazione eco-friendly) anche se necessaria. Gli insetti, dunque, se minacciano il raccolto od il lavoro di un agricoltore vanno tutelati a prescindere, ma se potrebbero, anche solo lontanamente, creare un problema per i residenti di un centro urbano possono essere sterminati senza remore. La disinfestazione, spesso massiva e a base di piretroidi, viene vista come l’unica soluzione per proteggere la popolazione.

In questo scenario, l’idea di preservare gli insetti diventa secondaria rispetto all’imperativo di salvaguardare la salute umana e quella stessa opinione pubblica pronta a puntare il dito contro gli agricoltori (“colpevoli” di avvelenare il pianeta) tutto d’un tratto non sembra più così interessata alle sorti di api, coccinelle e d insetti pronubi che devono essere liberi di vivere sì nei campi degli altri ma non nei loro giardini o lungo le strade pubbliche.

Il dibattito sull’agricoltura moderna, si sa, è spesso polarizzato. Da un lato i movimenti ambientalisti, ma anche una parte dell’opinione pubblica (spesso tutt’altro che informata) che vorrebbero campagne libere dalla chimica, dai fitofarmaci e (forse) anche dagli stessi agricoltori. Dall’altro chi, nelle aree rurali, vi lavora e vi abita e sa bene quanto la chimica e la scienza, adeguatamente utilizzate, possano garantire protezione delle colture e qualità delle produzioni, senza rinunciare alla salubrità dell’ambiente.

Uno scontro evidente che mette alla luce come la nostra percezione del rischio e del beneficio sia spesso, unicamente, guidata da un’ottica antropocentrica e situazionale, piuttosto che da una visione ecologica e coerente e a lungo termine. Dobbiamo riflettere su questa doppia morale e chiederci quanto le nostre azioni siano davvero dettate da principi etici o se, più semplicemente, a prevalere sia un opportunismo che cambia a seconda delle circostanze.

Tags: in evidenza, insetticidi, zanzare

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