Peste suina, nuovi casi che richiamano attenzioni

Segnalati in Val Padana, preoccupano le forme di contagio
Attualità

Sono ufficiali e risalenti alla scorsa settimana alcune segnalazioni di presenza della peste suina in allevamenti della Val Padana. Per di più, sembra che uno dei casi rilevati sia aggravato per  l’invio di animali sospetti di infezione a vari impianti di macellazione. La diffusione del virus è in continuo aumento in Bosnia-Erzegovina, Croazia (con una sessantina di focolai recenti), Slovacchia, Moldavia, Grecia ed anche Germania.

Si ribadisce che l’attuale virus responsabile della PSA non è trasmissibile all’uomo né attraverso il contatto diretto con animali malati, né tramite alimenti di origine suina, ma la malattia è deleteria per la rapidità con cui provoca la morte dei capi infettati, con conseguenti ingentissime perdite economiche. L’uomo può comunque veicolare e diffondere il virus attraverso la contaminazione di veicoli, indumenti, attrezzature, cibo di origine o contenente carne suina, anche stagionata.

I selvatici che popolano la dorsale appenninica, tuttavia, compresa quella marchigiana, costituiscono per il nostro territorio il maggiore e più pericoloso veicolo di trasmissione ed in particolare i cinghiali, liberi di scorrazzare nei boschi e nell’abitato vista la mancata applicazione di efficaci misure di contenimento più volte invocate, suggerite ma puntualmente sottodimensionate. Le raccomandazioni, quindi, sono sempre le stesse: aumentare ancora di più il grado di biosicurezza attorno all’azienda, limitare all’indispensabile tutti gli ingressi, sorvegliare la movimentazione di attrezzature agricole tra allevamenti o vicino agli insediamenti di animali sensibili, allontanare gli animali selvatici dall’area prospiciente l’allevamento e non stancarsi di disinfettare quanto potenzialmente potrebbe costituire veicolo di diffusione.  

Tags: cinghiali, in evidenza, Peste suina

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