La visciola di Cantiano, ciliegia acida tipica dell’Appennino umbro-marchigiano, è un frutto che affonda le sue radici nella storia e nella tradizione locale. La sua coltivazione risale a secoli fa e, grazie al microclima particolare ai piedi del Monte Catria, produce un frutto dal sapore intenso e caratteristico, che ha sempre trovato spazio nella cucina e nei prodotti artigianali del territorio. Lo scorso anno avevamo conosciuto Paola Poveromo, titolare dell’Azienda Agricola Poveromo, per approfondire la conoscenza di questo frutto e delle sue lavorazioni tradizionali, come lo sciroppo artigianale realizzato secondo la “ricetta della nonna”, che non prevede additivi o conservanti.

L’abbiamo rincontrata oggi, in concomitanza con il periodo della raccolta, per avere un aggiornamento sulla produzione di quest’anno. “Le notizie non sono delle migliori – ci spiega – quest’anno la raccolta è davvero minima. Su circa 150 piante abbiamo trovato visciole in due o tre, raccogliendo al massimo cinque chili di prodotto”.
A sorprendere è il fatto che, a differenza di altre annate difficili, causate da gelate tardive, nel 2025 le temperature si sono mantenute abbastanza alte durante la primavera. Paola ipotizza che il problema principale possa essere stato il periodo piovoso che ha coinciso con l’impollinazione: “Le api hanno lavorato meno a causa delle piogge e questo ha inciso molto sulla resa, più del vento, che invece non è stato un fattore importante.”
Non solo la visciola, ma anche la produzione di ciliegie ha risentito del clima, con frutti meno saporiti per via dell’eccesso di acqua assorbita. “Le ciliegie tardive – continua – sono quelle che risultano ad oggi più buone, meno interessate dall’eccessivo apporto di acqua”.
Nonostante l’annata particolarmente difficile, la volontà di preservare la tradizione della visciola di Cantiano resta. “Stiamo cercando di trovare altre piante in altre zone della regione per cercare di integrare la produzione”, conclude. Un impegno che testimonia la volontà di mantenere vivo un prodotto unico, simbolo del territorio e delle sue eccellenze, confidando in una prossima annata migliore.