PAC post 2027, sarà una vera mazzata per le Marche!

L’Italia subisce un taglio del 22%, ma per la nostra regione l'allarme è maggiore, data l'elevata dipendenza dei pagamenti diretti per le imprese agricole
Economia
di Alberto Maria Alessandrini

La Commissione Europea ha ormai ufficializzato le dotazioni finanziarie della futura Politica Agricola Comune (PAC) a partire dal 2027, destinando all’Italia 31.003 miliardi di euro. Annuncio che ha suscitato non poca preoccupazione a livello nazionale dato il taglio complessivo di quasi 8 miliardi di euro rispetto alla programmazione 2023-2027 che segna un decremento significativo del 22%.

L’Italia, inoltre, pur rimanendo il quarto maggiore beneficiario in termini assoluti dopo Francia (€50,9 miliardi), Spagna (€37,2 miliardi) e Germania (€33,1 miliardi), si trova ad affrontare una rimodulazione drastica delle risorse europee. Il taglio è particolarmente sentito poiché gli stanziamenti precedenti includevano anche i fondi per lo Sviluppo Rurale, essenziali per la modernizzazione e la sostenibilità del settore agricolo.

Se il calo del 22% riguarda l’Italia nel suo complesso, però, l’impatto di una contrazione di queste dimensioni si preannuncia ancora più critico per regioni come le Marche, dove il settore dipende ancora in modo molto significativo dagli aiuti europei per sostenere il reddito aziendale. Ad oggi alla nostra regione spetta circa il 3,5% della somma complessiva stanziata per l’Italia, un valore all’apparenza in linea con le caratteristiche territoriali e socio economiche di molte altre realtà nazionali ma che, da un’analisi più attenta, mostra anche altro.

Secondo i dati relativi alle precedenti programmazioni, che riflettono la struttura produttiva regionale, gli aiuti totali della PAC (pagamenti diretti del I Pilastro e misure del II Pilastro, Sviluppo Rurale) hanno rappresentato circa il 40-44% del reddito netto delle aziende agricole marchigiane. Dato ancor più rilevante con riferimento alle realtà di montagna dove l’incidenza dei sostegni supera il 50%.

Tali numeri posizionano storicamente la regione Marche tra le aree italiane con la maggiore dipendenza dai sussidi comunitari, immediatamente dopo regioni come l’Umbria e la Calabria. Nello specifico, i soli pagamenti diretti incidono per oltre il 40% sul reddito netto, un dato ben superiore alla media nazionale italiana (attorno al 23-27%) e superiore anche alla media UE. Tradotto: per un agricoltore marchigiano, quasi la metà del reddito aziendale è garantita dai fondi PAC.

È facilmente intuibile, dunque, come una riduzione del 22% dei fondi a livello nazionale pone la Regione Marche di fronte a scelte strategiche in vista della prossima programmazione, soprattutto per quanto riguarda il Complemento Regionale di Sviluppo Rurale (CSR). Attualmente i fondi 2023-2027 sono stati impiegati per finanziare interventi strategici mirati, come il primo insediamento (per l’SRE01 la dotazione finanziaria è stata di 6 milioni di euro) o i bandi specifici per migliorare le performance economiche e ambientali delle aziende agricole (filiere forestali, zootecnia, sostenibilità ambientale, etc..).

Il taglio europeo imporrà una razionalizzazione all’Italia nell’uso anche di questi fondi e, per la Regione Marche, la sfida sarà mantenere alto il livello di sostegno al reddito e di investimento, in un contesto in cui la convergenza interna (che uniforma il valore dei titoli all’aiuto) e i nuovi schemi ecologici (Ecoschemi) richiedono una gestione sempre più complessa e rigorosa delle risorse.

La sfida resterà, dunque, proteggere le aziende più fragili e quelle che garantiscono la tutela del paesaggio e della biodiversità senza tralasciare, però, l’aspetto imprenditoriale che diventerà sempre più preminente in questo settore.

Tags: in evidenza, Pac

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