Le Marche vantano un’offerta agroalimentare rara e preziosa. Patria dell’agricoltura biologica, terre di tartufo fresco tutto l’anno, del latte nobilitato in formaggi dop e autentici e di terroir che danno nome e cognome ai loro vini, firmano d’orzo le birre agricole, sono suoli d’elezione di grani e cereali punto d’arrivo di grandi storie di tradizioni, d’uomini e d’innovazione.
Insomma, le Marche hanno prodotti davvero tipici poiché espressione del genius loci e della vocazione di territori con aziende, fattorie, cantine, chef e cuochi che sono gli strumenti giusti per fare da richiamo all’enogastronauta che sia cacciatore di cultura e esploratore del gusto o un turista amante del ben mangiare e del buon bere.
Una leva importante a cui mancava tuttavia un catalizzatore. Qualcosa in grado di innescare dinamiche nuove e durature, di trasformare iniziative frammentarie in un progetto sistemico, riconoscibile e sostenibile.

Un gap che hanno colmato i sei Gal, Gruppi di Azione Locali, delle Marche con un progetto “Sapori delle Marche Rurali” che intorno ad un brand territoriale riconoscibile – Le Marche, Custodi del Gusto – hanno stimolato intorno alle tematiche dell’olio, del vino, della birra, del tartufo e del miele l’adesione di 186 operatori e gettato le base ad intese che stimolano la creazione di esperienze immersive come degustazioni, visite in aziende che aumentano la soddisfazione del buongustaio, del turista e rafforzano l’identità e la narrazione dei luoghi,
Mercoledì scorso, i risultati dell’azione di promozione anche internazionale (Dubai, New York, Londra) delle Marche sono stati presentati all’Abbazia di Fiastra, ma a fare colpo è stata la creazione di una mappa che lascia liberi i food, wine e beer lovers di approfondire la bella cultura collettiva del patrimonio enogastronomico di tutte le aree rurali della regione. Insomma, per i veri gastronauti che abitano vicino o vengono da lontano, la nuova intesa tra questi produttori mette finalmente in mostra ma anche per osmosi tutta la regione mettendo in rete la qualità, la sapienza, la biodiversità ma anche le competenze, la professionalità, la gentile ospitalità di chi coltiva, produce e trasforma nelle colline e nei monti.
Un’intesa che fa (ri)scoprire punti forza e peculiarità
L’esperienza immersiva tra gli olivi accarezzati dal vento e di vedere, annusare, assaggiare un olio che nasce e come racconta di terre antiche e dove ogni goccia custodisce sole, fatica e tradizione. L’oleoturismo apre la porta a questo mondo – passi tra filari d’argento, il profumo fresco della frangitura, mani che spiegano i segreti di una spremitura millenaria. Assaggiare l’olio qui è ascoltare la voce del paesaggio: puro, intenso, generoso – un brindisi che unisce memoria e futuro.
Nell’enoturismo, il progetto riesce a far emergere il “Vissanello”, un vitigno ultracentenario autoctone antico del Pecorino che si coltiva a Visso oltre mille metri su terrazzamenti ed ogni bottiglia racconta la storia di un produttore che sfida l’altitudine ed eroico, custodisce un insediamento vitato arcaico.
Nella gastronomia, la birra diventa un ingrediente narrativo del viaggio e si fa partner del più classico degli antipasti marchigiani con la fragranza della crescia al plurale (ogni paese ha la sua variante) e del pane appena sfornato.
Ma quello che sorprende dalle analisi della responsabile del progetto Flavia Fagotto è che ad attrarre i viaggiatori stranieri è l’apiturismo. Forse perché i mieli testimoniano la genuinità di un ambiente, creano sì emozioni ma più di tutto fiducia, sono sapori e saperi valorizzano formaggi, carni e dolci e conferiscono ad ogni piatto una precisa identità locale e lo ancorano alla memoria di una regione tutta da scoprire.
Un aperitivo esperienziale ha affiancato la presentazione dei risultati del progetto turistico “Sapori delle Marche Rurali – Le Marche, Custodi del Gusto” all’Abbazia di Fiastra mercoledì 22 ottobre.








