La raccolta del Carciofo Precoce Jesino quest’anno segna un bilancio negativo, in gran parte dovuto alla carenza di manodopera e alle condizioni climatiche avverse. Lo racconta Lorenzo Mosci, custode di questa storica varietà marchigiana, che mette in luce le difficoltà che stanno rallentando sia la produzione che il consumo di questo prodotto tipico.

“Da una cooperativa che contava circa 60 agricoltori, oggi siamo rimasti solo in 8,” spiega Mosci. “Questo calo drastico di persone impegnate nella coltivazione ha avuto un forte impatto sulla produzione, oltre che sulla capacità di far arrivare il prodotto al consumatore.” Una realtà che rischia di compromettere la continuità di una tradizione secolare.
La produzione, infatti, è inferiore rispetto allo scorso anno: “Abbiamo raccolto circa 60 mila carciofi, una quantità più bassa rispetto alle annate precedenti.” Le cause sono da ricercarsi principalmente nel freddo prolungato che ha caratterizzato l’inverno, “con temperature basse per molti giorni consecutivi”. A questo si aggiunge anche il terreno costantemente bagnato che ha impedito di impiantare le nuove piante.
Nonostante queste difficoltà, il mercato locale mantiene segnali positivi, con i carciofi venduti ai negozi a circa 1 euro l’uno. “Il prezzo rimane interessante, ma serve fare di più per stimolare il consumo,” osserva Mosci, suggerendo l’idea di innovare: “Pensare a un carciofo venduto già pulito e pronto da consumare potrebbe essere un modo per avvicinare nuovi consumatori e facilitare la cucina casalinga.”
La valorizzazione del prodotto passa anche attraverso eventi locali, come la Festa del carciofo nostrano che si tiene ogni anno a Filetto di Senigallia intorno al 10 maggio, durante la quale “si consumano circa 50-60 mila carciofi, preparati in tutte le loro forme. Momenti fondamentali per far conoscere il carciofo jesino, così come quello di Pesaro o di Montelupone – conclude Mosci– in modo da tutelare le ricchezze delle varietà locali marchigiane.”
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