Con gli agricoltori in protesta a Jesi tra rabbia e tenacia

Oltre un centinaio ha manifestato ordinatamente per l'intera giornata
Attualità
di Giorgia Clementi

Trattori allineati, tricolore issato al cielo e slogan che riassumono in poche righe ragioni complesse. Ma anche odore di fuoco acceso in un barbecue e profumo di arrosticini appena cotti. Così gli agricoltori hanno deciso di vestire la protesta in programma per l’intera giornata a Jesi, in via Don Rettaroli. Al divieto da parte della questura di organizzare un corteo, i manifestanti si sono organizzati passandosi la parola ed inoltrando messaggi per allestire un presidio nel quale incontrarsi, raccontarsi e mostrare il proprio dissenso senza perdere l’occasione di mostrare il bello del loro mestiere.

Da tutta la provincia sono arrivati circa settanta trattori ed alcune centinaia di agricoltori. Proprietari di piccole aziende agricole, per lo più a conduzione familiare. I protagonisti del tessuto agricolo della regione. Nei cartelli esposti si leggono brevi messaggi che riassumono questioni complesse come “L’agricoltura ha ragioni che l’Europa non ha”, “Se volete mangiare la terra dobbiamo coltivare”, “Uniti contro le eco follie europee” o “L’agricoltura è alla base della cultura”.

Ogni agricoltore invece porta in mezzo ai trattori parcheggiati in modo ordinato la sua esperienza e le difficoltà della sua terra, diverse a seconda del lavoro svolto. Come Patrizia Balducci (nella foto) che nella sua Azienda agricola Gocce di Camarzano a Fabriano coltiva principalmente grano duro e grano tenero biologici. Quello dei cinghiali, “il principale responsabile dei raccolti scarsi e talvolta quasi nulli degli ultimi anni”, ma ciò che l’ha convinta ad unirsi alla manifestazione è una questione soprattutto politica: “il governo italiano non ci ha difeso negli anni, siamo stati svenduti e non ascoltati. Deve essere ridata dignità all’agricoltura – ha aggiunto – riprendere in mano le tradizioni agricole e agrituristiche del nostro territorio. Ripartire da quelle, educare le istituzioni alla consapevolezza che l’agricoltura è ciò che dà il cibo ed è quindi fondamentale per la nostra sopravvivenza”.


Ha fiducia nel movimento che si è sollevato? “Ci spero tanto – ha risposto. – Sono orgogliosa di essere qui e sono fiduciosa che qualcosa possa cambiare perché per la prima volta la protesta ha coinvolto tutta Italia. Non si tratta di piccole esperienze locali come quelle alle quali ho partecipato in questi anni, ma un movimento che sta muovendo tutti gli agricoltori che, purtroppo, si stanno ritrovando oggi con le tasche vuote”.

Tra i nodi maggiormente sollevati dagli agricoltori ci sono poi la Politica Agricola Comune e le norme troppo stringenti che obbligano l’agricoltore anziché dare lui fiducia. È il commento di due agricoltori, Daniele Bambini di Monsano e Carlo Cacciamani di Jesi: “Noi lavoriamo a testa bassa, cerchiamo di fare bene il nostro lavoro, paghiamo i terreni così come le tasse, eppure non abbiamo la gestione delle nostre terre. Noi curiamo il territorio, non ne siamo la causa dei danni. La rotazione ci permette di migliorare i raccolti è vero, ma questa è la teoria. A livello pratico a volte ci costringe a raccolti inesistenti: un buon agricoltore sa benissimo quale coltura sia meglio per il suo terreno, in base al clima ed alla zona in cui esso si trova”.

Ad issare le proprie bandiere non ci sono però solo cerealicoltori e terzisti, ma anche tanti giovani che, nel piccolo, stanno provando a costruire un futuro partendo dalla terra delle loro origini. Tra questa anche Costanza Possanzini dell’azienda La Meriggia, aperta a novembre del 2023 che, in 2,5 ettari di terreno a Santa Maria Nuova ha deciso di coltivare ortaggi. “La vendita avviene al dettaglio o su commissione in un punto di incontro a Jesi ed il mercato risponde bene perché cerca la qualità”. Il problema sono i prezzi, con materie prime dai costi elevati, annate instabili e clienti che contestano i prezzi troppo alti dei prodotti. “A volte si pensa che andare dal contadino costi meno ma noi non possiamo non far pagare la qualità del nostro lavoro, anche perché costa tanto piantare e far crescere le varie piantine”. La fiducia è allora nel movimento in corso: “speriamo – conclude Costanza – che qualcuno finalmente ci ascolti”.

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Tags: in evidenza, Jesi, Protesta dei trattori

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