Fave di Fratte Rosa, raccolta agli sgoccioli dopo una “primavera difficile”

Resa e piante condizionate da freddo e sbalzi di temperatura
Attualità


Sulle colline tra le province di Pesaro Urbino e Ancona, dove la terra rossa – chiamata “Lubaco” – racconta storie di vasai e agricoltori, la fava di Fratte Rosa continua a essere un simbolo di identità e tradizione. Un anno fa avevamo incontrato Rodolfo Rosatelli, dell’Azienda agricola “I Lubachi”, per scoprire le origini e le particolarità di questa coltura storica delle Marche. Siamo tornati a parlare con lui per capire com’è andata la raccolta di quest’anno, tra un clima incerto e nuove sfide agronomiche.

Una stagione anticipata e incostante

Rodolfo Rosatelli, agricoltore custode fave di Fratte Rosa

La raccolta del fresco è ormai agli sgoccioli – racconta Rosatelli – tra il 25 aprile e il 1° maggio abbiamo avuto il picco della produzione. Poi le piogge hanno mantenuto un po’ la resa, ma gli sbalzi di temperatura hanno accelerato tutto.

Come ogni anno, l’agricoltore ha seminato in tre momenti diversi per sfalsare la maturazione e allungare il periodo di raccolta, ma non è andata come sperato: “La terza semina è andata persa. Le condizioni primaverili non sono state favorevoli e per il 20 maggio sarà tutto raccolto.”

Lo scorso anno – continua – nonostante l’anticipo, la raccolta è durata di più. Negli ultimi quattro anni, quello passato è stato il migliore. Quest’anno invece abbiamo perso molti fiori per colpa del ritorno del freddo: poco freddo tra dicembre e febbraio, poi gelate a marzo e nuove basse temperature in aprile hanno compromesso parte della fioritura.”

Meno problemi fitosanitari, ma più stress fisiologico

Nonostante il clima altalenante, non si sono registrati gravi attacchi di ruggine o afidi. A preoccupare è piuttosto la presenza di nefitopatia, una fisiopatia che impedisce alla pianta di arrivare a una piena maturazione. “Le punte delle foglie sono danneggiate, le piante faticano a chiudere il ciclo vegetativo come dovrebbero. Ci aspettiamo una raccolta del secco più scarsa.”

Un fattore non da poco, soprattutto considerando il valore della farina di fava per il territorio, prodotta ancora con macinatura a pietra in un antico mulino del ‘700, molto richiesta da ristoratori e laboratori artigianali per realizzare pasta e impasti alternativi.

A rincuorare, entra in campo la qualità del frutto. “Il sapore resta quello tipico – conferma Rosatelli – dolce, pieno, inconfondibile grazie al lubaco che fa la differenza.” La fava di Fratte Rosa, con i suoi baccelli corti e i quattro semi dolcissimi all’interno, continua infatti a distinguersi nel panorama delle leguminose locali. Una varietà vernina, seminata tra ottobre e dicembre, che ha anche il vantaggio di essere una coltura da rinnovo, in grado di migliorare la fertilità del terreno.

Attesa per il secco: serve stabilità

Ora l’attenzione si sposta sulla raccolta del secco, prevista per fine giugno. Ma le condizioni devono essere ideali: “Servirebbero poche piogge da qui a fine mese e soprattutto un clima più stabile. Gli sbalzi di temperatura che stiamo vedendo in questi giorni non aiutano”.

Nonostante tutto, la coltivazione della fava di Fratte Rosa prosegue, tra le mani attente di agricoltori custodi come Rosatelli e sotto la tutela dell’Associazione Favette di Fratte Rosa, che da anni lavora per preservare questo ecotipo unico. Un prodotto che resiste, anche nelle stagioni più complicate, grazie alla tenacia di chi ne custodisce il seme e la storia.

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Tags: agricoltore custode, fave di fratte rosa, in evidenza

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