Incentivare l’agroforestazione perché è remunerativa e utile

Nelle Marche presenti 313 mila ettari di bosco, ma c'è un problema di gestione. L'innovativa visione di Carabinieri Forestali e Università
Economia
di Veronique Angeletti

Le foreste marchigiane godono di buona salute. Dal 1847 sono cresciute del 300% ed oggi occupano una superficie di 313 mila ettari. Hanno una capacità di immagazzinare 12,5 milioni di tonnellate di carbonio che, ogni anno, con un incremento medio di 3,4 mc ad ettaro, aumenta di 400 mila tonnellate. Numeri forniti dal maresciallo Luca Bagnara, Capo squadra inventario del Comando Regione Carabinieri Forestale Marche al convegno “Le foreste e il ciclo idrogeologico”, organizzato insieme all’Università Politecnica delle Marche.
Un incontro che – di fronte ad una ricca platea di studenti universitari e degli istituti superiori – ha dato spazio a nuove dinamiche che mettono in sinergia gli ecosistemi forestali con quelli specifici sulla gestione delle acque e, quindi, corpo ad una nuova visione di responsabilità scientifica ed operativa collettiva.
La crescita delle foreste è stata possibile, come ha ricordato il colonello Roberto Nardi, Comandante Regione Carabinieri Forestale Marche anche “dallo lo sforzo profuso a livello nazionale, nel 900 ed in particolare con la legge sulla montagna del 1952, per la “ricostruzione” degli ambienti montani attraverso la forestazione e la sistemazione dei bacini montani, che ha visto tra i maggiori protagonisti il Corpo Forestale dello Stato”.
Oggi, l’ecosistema foreste è davvero sano e in crescita, ma all’orizzonte esiste un problema per la sua gestione. Come lo si nota, ha evidenziato il maresciallo Bagnara “dalle utilizzazioni forestali che, negli ultimi 20 anni si sono più che dimezzate, passando da 3.700 autorizzazioni al taglio rilasciate nel 2000 a circa 1.600 nel 2021/2022”.
Eppure, l’agroforesty – sistema di gestione dove alberi e arbusti vengono coltivati in combinazione a colture erbacee e pascoli – è un top driver della multifunzionalità delle aziende. Incrementa la diversità biologica e strutturale dei terreni agricoli e dà delle opportunità di lavoro in particolare nelle aree interne a sostegno della diversificazione del reddito. Mission dai risvolti così proficui per la collettività che esperti e tecnici chiedono alla politica di incentivare l’agroforestazione.
Perché il bosco vale e sempre di più – come risulta dell’intervento di Carlo Urbinati, docente di gestione e di pianificazione forestale alla Politecnica delle Marche. “Soprattutto – ha sottolineato – se si legge il suo valore come ecosistema. È fonte di beni tangibili come legno per materiali e la legna da ardere, con un impatto notevole dal punto di vista economico e sociale. È il luogo dove nascono funghi e tartufi, erbe spontanee e medicinali, tanti piccoli frutti. È un habitat per la fauna, una riserva venatoria, un habitat mellifero, ideale per un uso turistico, didattico e ricreativo. Ma oggi sono le sue funzioni ambientali, alla luce dei cambiamenti climatici in atto, che dovrebbero avere un maggiore peso nell’economia. La foresta è funzionale per l’assetto idrogeologico dei territori, per prevenire il dissesto, le alluvioni, l’erosione; rifornisce le falde di acqua potabile; aiuta alla mitigazione climatica e all’assorbimento di anidride carbonica”.
A maggior ragione, con i cambiamenti climatici repentini, che “impongono ancora di più ai nostri tecnici – ha aggiunto Maria Rita Salerno, presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali delle Marche – di anticipare le nuove dinamiche e di essere partecipi in queste fondamentali sinergie per salvare le condizioni pedoclimatiche del nostro pianeta”.

Tags: foreste, in evidenza

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