L’agricoltura nei classici, consigli sempre attuali

Catone e Virgilio: diverse epoche, medesime visioni
Attualità
I libri della terra
di Antonio Prenna

Si può dire, giocando con le parole, che è un classico inaugurare una rubrica che parla di libri – con sfondo e argomento di tipo rurale – proprio con i classici della letteratura. Partiamo quindi dalle origini. Dal mondo romano. Il primo testo di rigore è il De agri cultura di Marco Porcio Catone, anche per la sua caratteristica da Guinness di primo testo latino di prosa pervenutoci integralmente.
Catone vive un periodo turbolento della storia romana: guerre puniche, guerre in Macedonia, lussi da contrastare, corruzione. La Repubblica Romana conquista il mondo conosciuto con molti contrasti interni dovuti alla spartizione del bottino per così dire, ma qui non ci interessa approfondire percorsi storici e linea del tempo, piuttosto quanto Catone ha lasciato scritto. Si scoprirà che sentimenti e modi di essere non sono così lontani dal nostro presente, soprattutto quando il politico che ha percorso per intero il cursus honorum (l’ordine sequenziale degli uffici pubblici tenuti dall’aspirante politico, quasi un grande slam dell’antichità), il soldato che ebbe un ruolo decisivo nella battaglia delle Termopili non abbandona la sua vocazione contadina e dispensa consigli universali e quanto mai attuali:
Quando penserai di acquistare un podere, mettiti bene in mente di non comperarlo per cupidigia, e che non bisogna stancarsi di esaminarlo con cura, né accontentarsi di averlo girato una volta. Quello che è buono, quanto più ci andrai tanto più ti piacerà.
Oppure: E se mi domandi quale sia il podere migliore,ti dirò: in un buon fondo di cento iugeri (circa 25 ettari) e in ottima posizione, tra tutte le coltivazioni prima deve essere la vigna, soprattutto quando produca molto vino, poi l’orto irriguo, in terzo luogo il saliceto, in quarto l’oliveto, in quinto il prato, in sesto il campo da grano, in settimo il bosco ceduo, in ottavo l’albereto, e da ultimo il bosco da ghianda.
Il libro cartaceo è di difficile reperibilità. Una delle ultime edizioni tra gli Oscar Mondadori risale al 2000, ma per chi non si formalizza e usa in modo disinvolto l’e-book reader si trova in rete il pdf, curato dalla Fondazione Sacro Cuore di Milano, facilmente scaricabile.
Il libro di Catone è anteriore di un centinaio di anni alle Georgiche di Virgilio (lo si trova in diverse edizioni Garzanti e Mondadori), quando Roma si avvia verso i fasti dell’età imperiale di Augusto, ma anche qui ci interessa in modo relativo il contesto storico, quanto l’attenzione rivolta, in epoca per noi così remota, verso il mondo rurale.
Scrive Virgilio nel Libro Primo: Ma prima di fendere col vomere un terreno sconosciuto, si dovranno conoscere i venti, l’andamento del clima, le coltivazioni precedenti e le proprietà peculiari del luogo, cosa produca e cosa no. Qui crescono meglio i cereali, là i vitigni, altrove nascono spontaneamente i frutti sugli alberi e le erbe.
Tralascio i contesti storici dei due autori soprattutto perché il periodo repubblicano romano copre quasi cinquecento anni di storia. Denso di storie, battaglie, scontri di potere e quindi le differenze tra il periodo di Catone e quello di Virgilio sono come raccontare quelle tra Alessandro Manzoni e Alberto Moravia. Il rischio è quello di perdersi tra Scipioni, scandali, epopee, trionfi e non è questa la sede.
Catone – detto Censore non solo per aver ricoperto quella carica, ma per il senso severo della sua moralità e per l’asprezza dei giudizi critici contro ogni corruzione delle antiche virtù della romanitas – fu allevato secondo la tradizione dei suoi antenati latini per diventare agricoltore, attività cui si dedicò costantemente, quando non impegnato in campagne militari. Muore molto anziano rispetto alle aspettative di vita dell’epoca.
Virgilio, figlio di un piccolo proprietario terriero del mantovano, vive in pieno il periodo che dalla morte di Cesare porta al principato, cancellando la repubblica. L’autore dell’Eneide ne diventa addirittura l’interprete. Augusto farà pubblicare il poema alla sua morte prematura.
Tutti e due gli autori provengono dal mondo rurale, di cui conoscono e scrivono come testimoni e protagonisti nei meccanismi stagionali. L’agricoltura d’altra parte nella Roma dell’antichità non era – come ovvio e valido per tutte le epoche – una necessità ma era anche idealizzata nella società d’élite come uno stile di vita. Cicerone considerava l’agricoltura come la migliore fra le occupazioni romane.

Tags: Catone, Virgilio

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