Mattatoio di Macerata, una morte annunciata

Un altro duro colpo per la zootecnia marchigiana sempre più in crisi
Economia
di Alberto Maria Alessandrini

Un rischio divenuto, purtroppo, certezza. La chiusura del mattatoio di Villa Potenza è ormai un dato di fatto, con il 26 marzo fissato come data ultima di attività di una struttura che, per decenni, ha garantito un servizio fondamentale per moltissimi allevatori marchigiani. Un luogo cardine nel panorama zootecnico regionale che, con la sua chiusura, determinerà l’ennesimo ostacolo ad un settore sempre più in crisi.

Attualmente era gestito dalla COZOMA Servizi, la struttura (di proprietà comunale) era in liquidazione dal 2015 a causa di una situazione debitoria divenuta ormai pesante. A questa circostanza si sono aggiunti, poi, l’aumento dei costi di gestione e di quelli energetici tali da non poter più giustificare una struttura vetusta e troppo dispersiva. Niente fondi per la ristrutturazione dell’edificio e grandi diffoltà nel reperire personale qualificato. Una concausa di fattori divenuti ormai insormontabili per i gestori.

Il mattatoio di Macerata

Sono circa 600 le aziende servite, provenienti da tutta la regione, che ora saranno costrette a rivolgersi a mattatoi fuori confine come quelli di Teramo o di Faenza. Un disagio comprensibile sia sul piano dei costi di trasporto che su quello del benessere animale. Lo stress dovuto ad ore di viaggio, infatti, è un elemento tutt’altro che trascurabile sia per la sicurezza degli animali che per la qualità delle carni prodotte. Sono infatti sempre meno le strutture per la macellazione di prossimità presenti in regione e, quelle poche ancora operative, di modeste dimensioni (Loro Piceno, Castelbellino). Con lo stop al mattatoio maceratese sono in molti a pensare che la maggior parte dei piccoli allevamenti si troveranno costretti a chiudere. Costi alti, margini ridotti ed una logistica divenuta ormai impossibile.

Numerosi gli appelli al mondo delle istituzioni lanciati negli ultimi mesi, tutti caduti nel vuoto. Circostanza amara, ancor più alla luce dei tantissimi proclami lanciati dagli esponenti politici regionali (di ogni partito e fazione) di sostegno al mondo allevatoriali locale. I milioni investi per arginare la crisi nella zootecnica in questi anni sono stati molti – almeno sulla carta- ma i risultati ottenuti nulli. Non può esservi, infatti, alcun rilancio della filiera od alcuna tutela della biodiversità agraria regionale (vacca marchigiana in primis) senza strutture che questa stessa filiera la concludono.

Adesso, a seguito della chiusura, si vocifera di un imprenditore interessato a rilevare il mattatoio che potrebbe partecipare all’asta. Voci di corridoio che, in tanti, si augurano possano diventare realtà così da garantire una boccata di ossigeno agli allevatori marchigiani. Con la speranza che le istituzioni battano un colpo…

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