Prelievo venatorio del lupo, tabù italiano o soluzione?

Nelle Marche si stimano 300 esemplari, il 10% di quelli in Italia
Politica
di Alberto Maria Alessandrini

Il rapporto fra il lupo e l’uomo ha, indubbiamente, una storia antica e complessa, spesso segnata anche da rapporti conflittuali. A volte dovuti ad oggettive impossibilità di convivenza, altri a quell’ancestrale timore che secoli di storie, fiabe e leggende su questi animali hanno originato in molte culture nazionali. Ma indipendente da tutto ciò, oggi, è innegabile che si stia assistendo ad un fenomeno che non ha mai avuto eguali nella storia. L’incremento demografico che gli ultimi secoli ha investito l’Europa è infatti accompagnato, negli ultimi 30/40 anni, da un progressivo e sistematico aumento della popolazione di lupi un po’ in tutti gli stati del vecchio continente. Solo nelle Marche nel 2015 gli uffici regionali preposti stimavano circa 150 esemplari, numero ad oggi quasi raddoppiato se si tiene presente che il monitoraggio ISPRA svolto nel corso del 2020/2021 ha ravvisato nella regione oltre 900 segni di presenza. Con una diffusione che va dalle aree interne appenniniche alle fasce costiere (monte Conero e San Bartolo in primis)
Grazie ad una legislazione particolarmente severa, da un lato, si è permesso il ripopolamento di questi animali dalla Calabria alla Scandinavia, scongiurandone il pericolo di estinzione. Dall’altro, però, sono emersi quegli inevitabili problemi di convivenza che la presenza di grandi predatori, intelligentissimi e adattabilissimi, determinano in un contesto ormai profondamente antropizzato e colonizzato dalle attività umane.
In tale ottica anche quelle proposte di consentire il controllo di questi animali tramite l’abbattimento ed il prelievo iniziano inevitabilmente a trovare casa sul dibattito nazionale. Senza voler, in questa sede, analizzare l’effettiva efficacia di tali soluzioni resta comunque utile osservare rapidamente quale sia la situazione in molti altri stati europei.
A tal proposito il rapporto “Assessment of the conservation status of the Wolf in Europe” prodotto nel 2022 dalla Large Carnivore Initiative for Europe fissava in 19.000 esemplari la consistenza della prolazione di lupi, nell’area Ue. Numero che supera i 21.500 nell’intero continente europeo (nel 2015 la medesima istituzione scientifica ne stimava circa 17.000). Di questi il paese con il maggior numero è l’Italia (oltre 3.000 esemplari secondo l’ISPRA) seguita da Romania (circa 2.500) Polonia (1.800) e Francia (oltre 700).
In tale contesto, e di fronte a questi numeri, pur trattandosi di specie universalmente ritenute protette (e come tali tutelate da normative nazionali e comunitarie), la possibilità di procedere a degli abbattimenti mirati non è assolutamente un tabù.
Francia – Oltralpe i prelievi sono autorizzati sin dal 2011, in specifiche condizioni e sempre al fine di tutelare gli allevamenti. In linea generale, se in presenza di esemplari in sovrannumero e seriali l’abbattimento può essere effettuato direttamente tramite gli agricoltori interessati dalla predazione e dotati di licenza di caccia. In casi di oggettivo sovrannumero di esemplari in una determinata area anche i normali cacciatori possono intervenire. Il limite massimo di capi abbattuti su base annua è fissato nel 19% della popolazione stimata (Da tale cifra andranno sottratti eventuali capi uccisi illegalmente, mentre non saranno conteggiati quelli deceduti a seguito di incidenti stradali od altre cause non volute). I danni causati agli agricoltori, infine, sono risarciti direttamente dal Ministero dell’Ambiente.
Slovenia – Qui pur essendo il lupo una specie rigorosamente protetta, sono comunque autorizzati abbattimenti in casi eccezionali. Tali prelievi, praticati direttamente dalle autorità statali, sono finalizzati alla riduzione dei conflitti particolarmente intensi con gli allevamenti, ad evitare l’ibridazione con i cani domestici e per garantire la salute e la sicurezza della popolazione.
Svezia – In Scandinavia il problema dei lupi risulta essere particolarmente sentito dalla popolazione locale, non solo agricoltori. È recente l’approvazione di un piano governativo per abbattimento finalizzato alla sensibile riduzione di questi animali. Sostanzialmente il Minstero Svedese per gli Affari Rurali ha determinato che da circa 450 individui attualmente censiti il numero dovrà arrivare a 170. Operazioni che dovranno avvenire in tutto il paese e non solamente nelle aree a maggiore densità e si avvieranno con una quota iniziale di 75 esemplari. La Commissione Europea a tal proposito ha inviato due avvertimenti formali alla Svezia, ma non ha ancora deferito il Paese alla Corte di giustizia dell’Ue.
Svizzera – Qui il lupo per anni è stato considerato una specie, se pur protetta, cacciabile in specifiche e stringenti condizioni. Recentemente le nuove disposizioni confederali consentiranno di abbattere singoli esemplari anche nel territorio di un branco. La soglia per l’abbattimento sarà abbassata, inoltre, da dieci a otto capi di bestiame predati. Al fine di tutelare la sicurezza e l’incolumità pubblica I singoli lupi che rappresentano un grave pericolo per l’uomo possono essere abbattuti senza bisogno dell’approvazione dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). Si introducono, poi, misure meno restrittive preliminari all’abbattimento e la categoria dei “danni gravi” che giustifichi tali interventi viene ampliata. Oltre agli animali uccisi, ora si terrà conto anche di quelli gravemente feriti da un lupo.
Germania – A seguito delle forti richieste dei Lander il 13 marzo 2020 è entrata in vigore una nuova disposizione normativa volta a modificare quella federale in tema di Protezione della Natura. In essa si specifica chiaramente come si possa procedere per richiedere l’abbattimento di uno specifico lupo laddove esso sia responsabile di ripetute uccisioni ai danni degli allevamenti. Tali abbattimenti possono essere richiesti ed autorizzati solo dove siano stati messi preventivamente in opera sufficienti misure di prevenzione a protezione del bestiame. La caccia al lupo non è quindi uno strumento preventivo di difesa del bestiame ma piuttosto un atto raro ed eccezionale, da utilizzare in casi particolari e solo per specifici esemplari. Gli abbattimenti, infine, possono essere effettuati solo da personale formato ed autorizzato e mai dagli agricoltori.
Romania – Al di là dei Balcani la caccia al lupo, ma anche all’orso, è istituzionalizzata da anni. La quota di animali abbattibili è fissata dal Ministero dell’Ambiente annualmente. Tali operazioni, giustificate nell’ottica di contenere il numero di branchi presenti e limitarne i potenziali danni, sono diventate inoltre un solida attività economica. È rilevante, infatti, l’indotto che la caccia al lupo genera con tariffe che oscillano intorno ai 2.500 a persona per tre giorni di caccia (trofeo incluso).
Tale quadro internazionale, complesso e variegato, testimonia come molte nazioni, alcune delle quali a volte citate quali esempi di civiltà e progresso, non considerino affatto un tabù il contenimento di questi animali. In tale ottica non può che essere auspicabile che le medesime riflessioni trovino asilo anche in seno alle istituzioni italiane. La proposta di legge del consigliere regionale delle Marche Giacomo Rossi depositata a dicembre 2022 è finalizzata proprio ad introdurre un regime di deroga per i danni gravi agli allevamenti ed in caso di rischio concreto di predazione su animali domestici da parte di lupi. Obiettivo: riconoscere la possibilità, in casi specifici, di autorizzare abbattimenti controllati. Medesime e finalità le ha poste anche l’ordine del giorno sull’emergenza fauna selvatica presentato dall’on. Mirco Carloni ed approvato dalla Commissione Agricoltura della Camera che impegna il Governo a valutare lo stato di protezione del lupo, compatibilmente con la disciplina eurocomunitaria, promuovendo il cambio di status da specie “particolarmente protetta” e specie “protetta” nella direzione di un Piano Nazionale di Gestione del Lupo che tuteli i comparti agrosilvopastorali.

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