Drammatico crollo produttivo per il miele marchigiano

Un calo fino al 100%, pesano fortemente i cambiamenti climatici
Economia
di Veronique Angeletti

Il miele marchigiano lancia un grido di allarme e chiede lo stato di calamità. «Il comparto subisce le conseguenze delle anomalie climatiche» denuncia Frédéric Oliva del Consorzio apistico della provincia di Pesaro e Urbino e portavoce del coordinamento dei quattro consorzi provinciali delle Marche. Il calo produttivo, a seconda del tipo di miele, varia da meno 50% al 100%, ed è tale che l’annata apistica 2023 risulta la più critica degli ultimi decenni. «In sequenza, ad aver stravolto la vita delle api – chiosa Oliva – è stato un autunno registrato come il più caldo degli ultimi cinquant’anni, un inverno tra i più caldi della storia, una fredda primavera iniziata con le gelate ad aprile, proseguita con delle temperature sotto media e, da maggio, con vento e precipitazioni così abbondanti da risultare il mese più piovoso dal 1961».

Spiega che, proprio nel periodo di fioritura più importante dell’anno, durante la primavera, per colpa delle temperature sotto media, delle correnti continue da Nord con venti tesi e delle forti precipitazioni, le api non hanno potuto volare regolarmente. Una catastrofe per gli apicoltori che non solo non hanno raccolto miele, ma hanno dovuto alimentare le api per evitare una moria diffusa per carenza di cibo. Come per colpa dell’allungamento dell’attività degli alveari nel periodo autunnale ed invernale, hanno dovuto nutrire gli sciami.

Sul piano produttivo, nel 2023 azzerata del tutto la produzione marchigiana di miele di acacia e drasticamente ridotta quella di miele primaverile. Scarsissime pure quelle di coriandolo anche perché, sottolinea l’Osservatorio del Miele, «gli alveari erano indeboliti dalla lunga primavera». Quanto al miele millefiori estivo, la raccolta, a luglio, è stata garantita più di tutto nelle zone con presenza di erba medica. Il che ha penalizzato la zona costiera dove lo sfalcio viene fatto precocemente rispetto alla zona collinare e influenzato le produzioni medie aziendali che si attestano sui 15 kg/alveare vicino al litorale e sui 20 kg/alveare nell’entroterra.

Ma è nel quadro del commercio globale che il miele italiano è a disagio. Nel primo trimestre del 2023, i prezzi del miele estero, che nel 2022 erano andati progressivamente a diminuire, hanno subito un’ulteriore flessione. Dal 10% fino al 30% in meno ed il prezzo continua a scendere con il continuo arrivo di miele straniero. Il miele d’acacia, ad esempio, che abbonda nei paesi dell’Est Europa (l’Ucraina è la porta del miele cinese) si vende sotto i 5 €/kg e il millefiori europeo non supera i 2,70 €/kg. Il che evidenzia quanto fosse fondamentale la direttiva detta “Breakfast” per miele e marmellate votata la scorsa settimana dal Parlamento europeo. Misura ottenuta dopo complesse trattative dove è stato determinante il contributo dei Consorzi apistici marchigiani in coordinamento fra loro.

Con il brand “Marche di Miele”, l’alleanza dei consorzi apistici della provincia di Pesaro e Urbino (Frédéric Oliva), d’Ancona (Sergio Cocciarini), di Macerata (Alvaro Caramanti), di Fermo e Ascoli (Giovanni Zucconi) mira ad affermare l’identità territoriale del miele marchigiano prodotto al 100% da api italiane (Apis mellifera ligustica) e tutela i consumatori contro i mieli di dubbia provenienza e adulterati con zuccheri esogeni.

«La direttiva rende obbligatoria in etichetta – spiega l’alleanza marchigiana – la menzione dell’origine geografica del miele. Ossia le percentuali dei Paesi di origine, citate in ordine decrescente, consente ai consumatori finali di aver la consapevolezza di acquistare un miele nazionale o importato e, quindi, come attesta la ricerca della Commissione Europea, potrebbe risultare alterato». Secondo le analisi su 320 lotti di miele importati da 20 paesi, nel 2022, ben 147, pari al 46%, sono risultati adulterati da zuccheri esogeni.

IL MIELE NELLE MARCHE

I numeri: 71.497 alveari, 3.386 apicoltori, 9^ regione per numero di alveari, 2^ regione per numero di alveari/kmq (8), 4^ regione nel rapporto tra apicoltori e popolazione
Miele convenzionale: produzione di 2 mila tonnellate
Miele biologico: produzione di 150 tonnellate da 69 apicoltori, 7.543 alveari (10% degli alveari marchigiani)

LE API IN ITALIA (dati 2022): produzione di 23 mila tonnellate. Import: 26.500 tonnellate, export: 5.700 tonnellate.

72 mila apicoltori, 74% per autoconsumo e 26% per il mercato, 1,7 milioni di alveari, oltre 60 tipi di Miele
Consumo: 500 gr a persona in Italia, 600 gr in Europa, 1,5 kg in Germania

 

Tags: api, in evidenza, Miele

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