La cipolla rossa di Suasa, dalla semina alla tipica sagra

Più delicata e digeribile della tradizionale, si mantiene più a lungo
Attualità
di Giorgia Clementi

Il primo fine settimana di settembre, ormai da 25 anni, a Castelleone di Suasa si tiene una Sagra che omaggia uno dei prodotti tipici della zona. Si tratta della cipolla, celebrata in tutte le sue forme da cittadini e visitatori che, da dentro e fuori regione, accorrono nel piccolo borgo marchigiano per assaporarne le varietà, alla scoperta di piatti e abbinamenti.

In molte cantine vengono proposte ricette che la rendono protagonista mentre nella piazza le bancarelle dei produttori fanno conoscere il prodotto. Tra loro c’è, ogni anno, anche Riccardo Berluti, uno degli agricoltori custodi designati dall’A.m.a.p per tutelare la cipolla rossa di Suasa. Nel 2012 Riccardo rileva l’azienda agricola dei nonni dove oggi coltiva verdure di stagione, frutta e circa 100 mila piante di cipolle rosse possedute grazie al contatto con un agricoltore del posto che ne ha coltivate per anni.

A rendere la Cipolla rossa di Suasa diversa dalle altre cipolle, è fondamentalmente “la sua delicatezza e l’alta digeribilità, insieme alla tenerezza della buccia”, racconta. Poi, il lungo mantenimento: “mantiene più di altre specie, le raccogli tra luglio e agosto e riesci a venderle fino ai primi di marzo”.

Semina e conservazione

Due le modalità di semina: a terra o a trapianto. La semina diretta, a terra, viene fatta a febbraio mentre nel secondo caso è prevista una semina in aiuole o in polistiroli a settembre ed un trapianto poi della piantina nel terreno a marzo. Le piante richiedono acqua, pertanto la loro irrigazione è necessaria per la crescita. “Negli ultimi anni – spiega Berluti – le principali problematiche sono state portate dall’alta umidità avuta tra maggio e giugno, responsabile di peronospora e oidio”. Le stesse malattie tipiche della vite attaccano infatti anche la cipolla che, se infettata, inizia a ricoprirsi di macchie bianche sulle foglie.

La raccolta avviene tra luglio e agosto. “Secondo la tradizione – spiega – una volta raccolte, venivano legate in mazzi grandi fino a 50 cipolle con un’erba raccolta lungo il corso dei fiumi o comunque in prossimità di bacini d’acqua, chiamata volgarmente sgarza. A differenza del passato, oggi le teniamo un giorno a terra e poi le sistemiamo in delle cassette per essere prese e pulite man mano che vengono vendute”.

Vendita di prossimità e promozione locale

Per quanto riguarda la vendita, Riccardo vende le proprie cipolle rosse direttamente nella sua azienda a Castelleone oppure al mercato centrale delle erbe di Ancona. Partecipa inoltre anche alle fiere di Senigallia, Fabriano e Fano o ad eventi organizzati appositamente per promuovere prodotti del territorio mettendo in contatto produttori e consumatori.

Momenti sociali molto importanti quando si parla di prodotti agricoli ed alimentari laddove il toccare con mano il cibo e il dialogo con chi cura ciò che finisce in tavola contribuiscono a valorizzare i prodotti ed il lavoro svolto dagli agricoltori. Nel caso della cipolla rossa di Suasa, questi momenti sono soprattutto un’occasione per presentarsi a chi ancora non ne conosce il tipico colore rosso ed il gusto delicato. “È molto conosciuta e richiesta nella zona infatti – come ricorda Berluti – ma al di fuori la conoscono in pochi”. Le fiere o la sagra di Castelleone sono così occasioni fondamentali per raccontarla, promuovendo insieme alla tipicità del prodotto anche l’unicità del territorio che ospita la sua coltivazione.

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Tags: Cipolla rossa di Suasa, in evidenza

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