Piselli freschi, via alla raccolta. Stimata una perdita del 10/15%

Colonnelli, presidente Covalm: "C'è il rischio di non soddisfare il mercato"
Economia
di Alberto Maria Alessandrini

Con il ritorno del bel tempo è finalmente ripartita a pieno regime la campagna di raccolta dei piselli freschi, se pur con notevoli difficoltà. Francesca Colonnelli (nella foto), imprenditrice agricola, è presidente di Covalm, il Consorzio Ortofrutticolo Valli delle Marche che, con oltre 600 produttori conferenti, rappresenta una fra le principali realtà del centro Italia specializzate nella raccolta e trasformazione e surgelazione di ortaggi freschi. Solo per i piselli parliamo di 180 mila quintali l’anno.

Come sta procedendo la campagna di raccolta dei piselli?
“Il 2023 fino ad ora è stato un anno climaticamente insolito e tale situazione, ovviamente, influenza molto anche il nostro settore. Le abbondanti piogge che si sono prolungate per buona parte di maggio hanno intaccato profondamente le produzioni rendendo anche molto difficoltose le procedure di raccolta. Inoltre alcune zone, ad esempio in Vallesina, avevano anche dovuto affrontare alcune grandinate andando già duramente a compromettere le coltivazioni”.

In che modo tutto questo ha influito sul vostro lavoro?
“La grande quantità di acqua che ha invaso i nostri terreni non solo ha reso impossibile per gli operatori l’accesso in campo, rallentando di molto le operazioni, ma ha contribuito al propagarsi di patologie fungine (fusariosi ecc.) conseguenti ad asfissia dell’apparato radicale della pianta. Ciò ne ha impedito la completa maturazione fino ad annullarne, in alcuni casi, la produzione”.

In termini numerici tutto ciò in cosa si traduce per Covalm?
“Difficile dare ora dei numeri o fare una stima approssimativa perché stiamo ancora raccogliendo con enormi difficoltà (i campi sono ancora molto bagnati) ed ogni superficie è un caso a sé. Posso azzardare una perdita tra il 10/15% delle superfici programmate e seminate a pisello destinato alla surgelazione: si parla quindi di svariate centinaia di ettari. Mi riservo tuttavia, una volta terminata la raccolta, di fornire dati più precisi sia per quanto riguarda il comparto agricolo che per quello della trasformazione del prodotto, la sua surgelazione, e gli impegni presi con i clienti finali. Purtroppo, esiste anche il rischio di non soddisfare le richieste del mercato per mancanza del prodotto”.

Quale saranno dunque le contromisure adottate dagli imprenditori agricoli quindi?
“In primo luogo, chi le ha sottoscritte, attiverà le polizze assicurative. I periti sono già in campo a valutare i danni. I ristori comunque sono solo parziali se consideriamo che la sola franchigia è mediamente del 30%. Difficile sarà recuperare il prodotto anche come granella secca: le piante sono molto malate e quindi non utilizzabili per altri scopi. In molte situazioni, invece, le aziende agricole dovranno affrontare dei costi non indifferenti non solo per la mancata produzione, ma anche per le spese comunque già sostenute. Ovviamente le difficoltà per gli operatori si ripercuotono, poi, anche sulla stessa cooperativa”.

Quale può essere una risposta concreta da parte del sistema istituzionale per arginare tali situazioni?
“Le frequenti calamità naturali fanno emergere sempre di più la fragilità del comparto agricolo che, cosa da non dimenticare mai, è il settore primario e trainante di tutta l’economia regionale e nazionale. Pensiamo solo all’agroindustria ed al suo indotto in tutti i processi di trasformazione della materia prima, fino ad arrivare sulla tavola del consumatore, che verrebbe compromesso da mancate produzioni. Questo sia a causa delle calamità naturali, sia per l’abbattimento dell’imprenditore agricolo che trovandosi svilito nel suo lavoro preferisce smettere di coltivare piuttosto che rimetterci. Diventa pertanto fondamentale che le istituzioni sappiano prepararsi ad affrontare tali situazioni per garantire la sostenibilità del mondo agricolo, affinché non diventi un settore in via di estinzione! Non chiedo “ristori” o contributi una tantum dettati dall’emergenza e sotto spinte emotive. È necessaria una programmazione seria e strategica con una visione realistica, volta a supportare gli operatori agricoli. Basti ricordare le circa 700 euro ad ettaro che la vicina regione Umbria riconosce ai produttori in funzione del mancato guadagno agricolo. Gli strumenti, ed i fondi, ci sarebbero, basterebbe decidere in che modo e verso quale comparto orientarli”.

Tags: Cavalm, Colonnelli, in evidenza, piselli

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