Ricco di ferro e tradizione, ecco il Carciofo precoce jesino

I punti di forza e le criticità di un prodotto tipico marchigiano
Attualità
di Giorgia Clementi

Compatto, ristretto e ricco di ferro. La differenza, rispetto ai carciofi che troviamo nei supermercati provenienti per lo più dalla Puglia, sta, “non solo nell’aspetto ma soprattutto nel gusto delicato e per nulla legnoso”, che rende unico il carciofo precoce jesino. A raccontarne le qualità, è Lorenzo Mosci dell’omonima azienda di San Marcello, nominata dalla Regione  azienda custode del prodotto, in nome della biodiversità marchigiana.

Insieme al fratello, al cugino e a suo figlio, Lorenzo (nella foto) si prende cura di 20 mila piante di carciofi. Una produzione cresciuta di generazione in generazione che, affonda le sue radici, nelle poche piante possedute intorno alla propria abitazione da nonna Ada. Suo figlio ne ha aggiunta qualche decina ed ora suo nipote ne è diventato custode, garante non solo della sopravvivenza di una specie prettamente territoriale legata alle campagne di Jesi, San Marcello e Santa Maria Nuova, ma anche del proprio passato familiare.

Piantate su lunghe file distanti circa 2 metri per 0,70 cm l’una dall’altra, le piante a foglia liscia, danno i primi carciofi alla fine di febbraio. Sono i cosiddetti “capolini”, o “cimaroli”, spiega Lorenzo, “quelli più buoni e ricchi di ferro. Hanno un diametro di circa 9 cm e detengono maggior qualità rispetto ai carciofi che verranno in seguito”. Poi la raccolta continua man mano che le piante producono i carciofi successivi. Ogni pianta ne può produrre da 1 a 18, con una media più o meno di 13/14 carciofi per pianta. La loro qualità detta il prezzo sul mercato con i primi venduti a circa 1 € l’uno e gli ultimi a 0,15 centesimi. Gli ultimi vengono venduti anche sottolio.

La vicinanza tra le piante non permette l’uso di macchinari così, sia la raccolta – che inizia da metà febbraio – che la rimozione delle erbacce dall’impianto deve essere fatta rigorosamente a mano. “Più o meno, si raccolgono 10 mila carciofi al giorno in 6 ore di lavoro. Una volta raccolti, vengono poi suddivisi in base alla loro grandezza e disposti in delle cassette”. Per quanto riguarda la pianta invece, essa va sostituita dopo 5 anni.

A compromettere questo ciclo produttivo potrebbe essere principalmente il freddo tardivo. “Il carciofo è infatti una pianta resistente. Le foglie amare lo tutelano dall’aggressione dei parassiti, così a comprometterne lo stato di salute è principalmente il freddo che arriva tra febbraio e marzo, quando si inizia la prima raccolta”. Poi, la siccità: “anche in questo momento, le piante sono in sofferenza. Dovrebbero essere irrigate ma non è fattibile, sia per mancanza di acqua che per i costi troppo alti che richiederebbe un innaffiamento a pioggia”.

Un’altra questione riguarda il mercato con “una domanda del prodotto che, negli ultimi anni, si sta confermando in discesa”. Quello del carciofo precoce jesino, “è un mercato territoriale. Gli esemplari vengono venduti nel punto vendita dell’azienda o attraverso la Cooperativa Cjpo di Jesi. La richiesta è diminuita – commenta Lorenzo – spesso non viene acquistato perché cucinarlo richiede tempo e cura. Oppure, specie chi soffre di carenza di ferro, preferisce acquistare i carciofi della prima raccolta, anche se il costo è maggiore. Si rischia di avere del prodotto che rimane invenduto”.

Un altro problema è poi legato al ricambio generazionale dei produttori. Il caso della famiglia Mosci è infatti ad oggi, un’eccezione alla regola. Sempre meno giovani decidono di continuare a coltivare le proprie radici agricole familiari spesso più per mancanza di convenienza che di passione.

In questo senso, la scelta della Regione Marche di sostenere chi coltiva questa determinata specie regionale è sicuramente un aiuto. L’incentivo riguarda coloro che decidono di piantare carciofo precoce jesino, reso destinatario di 400 euro l’ettaro per cinque anni. “Un piccolo sostegno – conclude Lorenzo – che comunque aiuta”.

Un ulteriore vantaggio viene infine “dall’avere coperte dal mercato tutte le fasi di produzione. Non solo la commercializzazione dei frutti dati dalla pianta, dai primi agli ultimi carciofi, ma anche delle sue foglie, che possono essere vendute alle aziende che producono Cynar”. Per questo, finita la raccolta può capitare di vedere, nelle campagne, campi di carciofi con piante dalla forma strana. “Rigorosamente a mano, anche in questo caso, le foglie devono essere infatti tagliate ed impilate sopra la pianta. Lì saranno lasciate essiccare per 15 giorni prima di essere imballate e vendute”. Tanti piccoli covoni verde scuro, da foglie di scarto a materia prima per il liquore unico al mondo a base di carciofo, in questo caso, di carciofo precoce jesino.

I numeri dell’Agricoltore Custode

Circa 2,5 ettari coltivati
20.000 piante

Ogni pianta può produrre da 1 a 18 carciofi
Raccolta annua di circa 280.000 esemplari

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Tags: Carciofo precoce jesino, in evidenza, Mosci

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