TreValli punta a rivitalizzare la zootecnia delle zone marginali

Un ambizioso progetto integrato di filiera agroalimentare
Economia
di Veronique Angeletti

I rincari stanno mettendo di nuovo in forse la zootecnia da latte nelle zone svantaggiate. In calo il numero di capi e di stalle in aree, come quelle montane, dove gli allevamenti svolgono una fondamentale funzione di presidio dei territori e di difesa del suolo. Fermare il declino e ridare un futuro agli allevamenti nelle aree interne è l’obiettivo di TreValli Cooperlat, azienda partecipata da nove cooperative socie presente in sei regioni italiane, che complessivamente raccolgono oltre 500 milioni di litri di latte e l’80% della produzione marchigiana. Gruppo che quest’anno festeggia il suo sessantesimo anniversario e, con la ricorrenza, rinnova il patto con i territori proponendo un nuovo modello economico e sociale, un format a valenza nazionale fondato su un metodo dove la cooperativa svolge un ruolo attivo di intelligenza regolatrice.

Si tratta di un progetto integrato di filiera agroalimentare – spiega il presidente Piero Cimarelli (nella foto) – fondato sui valori della cooperazione, per il rilancio di una zootecnia vaccina e ovina. Un progetto per rivitalizzare i territori collinari e montani che funge da laboratorio per uno sviluppo equilibrato a favore della dorsale appenninica dalla Romagna all’Abruzzo». Come progetto di filiera, dal punto di vista ambientale e della sostenibilità, mira a promuovere un’economia circolare favorendo la riconversione delle attività zootecniche e l’acquisizione di vantaggi competitivi, dall’abbassamento dei costi all’utilizzo efficiente dell’energia, dalla riduzione dei rifiuti al calo del C02.

«Alla pari del nostro lavoro nel marketing che valorizza le produzioni dei soci proprietari di Cooperlat – entra nel merito – vogliamo perfezionare la filiera e aiutare le aziende, sostenendo i soci con la nostra tecnologia organizzativa e distributiva, a strutturarsi meglio, ad equilibrare i quantitativi, ma più di tutto ad organizzarsi per rimanere presenti nei comprensori sostenendoli nelle loro attività multifunzionali magari con corsi per migliorare l’accoglienza turistica.

Inoltre – conclude – ci impegniamo a garantire la migliore valorizzazione del latte conferito e migliorare la monetizzazione della produzione dando importanza ai servizi ecosistemici. Ciò a tutto quello che fanno per mantenere l’ecosistema e va a beneficio della collettività». Il modello premia inoltre chi gestisce e non chi ha il titolo di proprietà ma per essere messo a sistema, occorre venga costruita in tempi brevi una fase operativa anche attraverso un progetto pilota che necessita il supporto delle Istituzioni

Per il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli «la cooperazione, oggi, si pone come strumento di aggregazione di un territorio quale il marchigiano in settori particolarmente difficili come quello degli allevamenti, quello agricolo o quello della pesca. Comparti in cui lavorano piccolissimi Pmi che rappresentano la nostra autenticità e a cui dobbiamo dare delle risposte pena la cancellazione di queste produzioni locali attraverso cui è legata la sopravvivenza di territori».

Uno scenario dove TreValli Cooperlat ha un ruolo da protagonista «Perché per la sua vocazione sociale nel riordinare la raccolta del latte e aggregare i piccoli caseifici sociali – osserva Paolo Cesaretti, brand manager – il gruppo ha salvato gli allevamenti marchigiani e, tra tecnologie ed innovazione, creato un gruppo che, forte di tre stabilimenti produttivi realizza un fatturato di 245 milioni di euro di cui oltre il 25% all’estero di cui più delle metà in paesi extra Ue». La lavorazione di latte alimentare e prodotti innovativi quali latte fresco, Uht ed Esl panne, dessert e besciamelle a base sia animali che vegetale si trova a Jesi, quello delle burrate e mozzarelle STG ad Amandola e delle paste filate, formaggi vaccini, ovini e DOP quali la Casciotta d’Urbino e Formaggio di Fossa a Colli al Metauro.
La forza di TreValli Cooperlat è anche quella di poter disporre di una pluralità di marchi, acquisiti nel tempo che ha deciso di mantenere nei rispettivi territori sempre puntando nel mix tradizione, localismo e innovazione.

Fonti: Regione Marche, Assessorato Agricoltura e TreValli Cooperlat

Latte vaccino nelle Marche

91 aziende

4394 capi

27,6 milioni di litri

12 caseifici

TreValli Cooperlat

  • Fondata nel 1960
  • Sede a Jesi
  • 9 Cooperative socie
  • 500 Mln di litri raccolti all’anno
  • 80% della raccolta di latte vaccino marchigiano
  • 245 mln € fatturato
  • 24 % estero (di cui il 56% extra Ue )
  • 3 Stabilimenti:

Ø  Jesi: lavorazione di latte alimentare e prodotti innovativi sia animali che vegetali quali panne, dessert e besciamella

Ø  Amandola: Burrate e mozzarelle STG

Ø  Colli del Metauro: paste filate, formaggi vaccini, ovini e DOP quali la Casciotta d’Urbino e Formaggio di Fossa

 

Tags: in evidenza, Tre Valli Cooperlat

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