Alle piante piace la musica

L'agricoltura biosonora
Economia
di Antonio Prenna

Curiosando sul web mi imbatto in un titolo curioso di Repubblica, relativo a Peppe Vessicchio che per molti anni ha diretto l’orchestra del Festival di Sanremo, trasformandosi poi in agricoltore. Il titolo dice: Mozart fa crescere i pomodori, i Beatles migliorano il vino. Potere evocativo della musica che pensavo avesse un valore solo per l’uomo. Mi torna in mente un documentario che ho realizzato nel 2013 per la tv di San Marino su una mostra di Franco Mussida sul Titano. Mussida, per capirci, è stato tra i fondatori di uno dei gruppi storici del rock italiano, la Premiata Forneria Marconi. Tra un set e l’altro di ripresa mi raccontava del valore suggestivo della musica, di come – usando note e soprattutto intervalli specifici – è possibile creare in chi ascolta stati d’animo variabili. Malinconia, rabbia, compassione, speranza, tenerezza, paura, gioia. Un po’ ero stupito delle parole di Mussida – anche se in parte lo immaginavo – ma ingenuamente ero convinto che la musica fosse semplicemente ispirazione, non tanto una costruzione – come dire – matematica. Almeno non ci avevo mai pensato fino a che il chitarrista non mi ha illuminato la mente.

La mia non sembri una divagazione che vira sul personale quanto un modo per stimolare una utile riflessione. Capisco che la musica abbia un potere di incanto per gli esseri umani dotati di sentimento, intelligenza (non sempre) e capacità di elaborazione di concetti astratti, ma questo vale anche per le piante? Non proprio ma quasi, come sostiene il botanico Stefano Mancuso, autore di molti libri sull’argomento. Mancuso parla di come le piante non presentino un cervello e un sistema nervoso centrale, ma questo non le rende prive di intelligenza. I vegetali, prediligono una struttura modulare e diffusa che permette loro di sopravvivere anche perdendo buona parte del proprio corpo a opera, ad esempio, di animali erbivori.

«Dire che le piante sono intelligenti può apparire un’esagerazione, ma mentre noi abbiamo solo cinque sensi, i vegetali ne hanno quindici, hanno cognizione dell’ambiente che li circonda e sanno muoversi di conseguenza», sostiene il professor Umberto Castiello, docente di un frequentato corso di psicologia vegetale, dell’Università di Padova. So che la premessa al discorso principale sulla musica usata in agricoltura – si chiama agricoltura biosonora – può apparire lunga, ma si rende necessaria per capire la tendenza in atto. La musica fa bene alle piante. Sapevo dell’influenza della musica sugli animali, per esempio Antonio Trionfi Honorati – che abbiamo già incontrato nella rubrica Sopralluoghi, – fa ascoltare il jazz alle sue bufale, ma sulle piante no. Vediamo qualche caso.

Ogni giorno Mozart, Vivaldi insieme al altri brani di musica classica accompagnano lo sviluppo quotidiano di fiori, piante ed erbe officinali coltivate dell’azienda agricola di Sofia Panizza, in Trentino. L’agricoltura biosonora sembrerebbe una scoperta recente eppure risalgono al lontano 1962 le prime sperimentazioni del dott. TC Singh, del dipartimento di Botanica dell’Università di Annamali in India, quando decise di avviare una ricerca singolare osservando e sperimentando l’effetto dei suoni musicali sulle balsaminacee. Singh sottopose le piante a vari generi musicali, partendo dalla musica classica per poi passare alla musica raga, tipica espressione della cultura indiana basata sull’onirico suono del sitar. Ebbene, il resoconto fu stupefacente: le piante esposte alla musica aumentarono il ritmo di crescita del 20% e la biomassa del 72%. Ritorniamo all’attualità. Giancarlo Cignozzi, viticoltore di Montalcino, fa ascoltare ai suoi vitigni musica di Mozart, Brahms e Tchaikovsky. I risultati sarebbero incredibili, tanto che l’azienda agricola “Al Paradiso” di Frassina è ora oggetto di studio da parte delle Università di Pisa e di Firenze.

La vite sembra avere un 35-40% di incremento fogliario e del 200-300% nella fruttificazione. I grappoli di Sangiovese coltivati da Cignozzi maturano in poco più di dieci giorni, mentre normalmente richiedono almeno il doppio del tempo. Quindi l’invito rivolto agli agricoltori marchigiani è quello di dotarsi di un buon impianto di diffusione  musicale, sistemarlo sui propri campi per permettere alle coltivazioni di crescere meglio e in armonia (è il caso di dirlo).

Tags: agricoltura biosonica, Beatles, Franco Mussida, Giancarlo Cignozzi, in evidenza, Montalcino, Mozart, Peppe Vessicchio, Premiata Forneria Marconi, Sofia Panizza, Stefano Mancuso, Umberto Castiello, Vivaldi

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