Un centro unico regionale per “spumantizzare” le Doc

La proposta dell'Istituto Marchigiano di Tutela Vini per le "bollicine"
Economia
di Veronique Angeletti

Nel fenomeno “bollicine” dove l’Italia è presente con 978 milioni di bottiglie che l’anno scorso, rispetto al 2021, sono cresciute del 4% ma nel 2021 sul 2020 del 25%, le Marche sono tra le regioni protagoniste. Con oltre 13,5 milioni di bottiglie prodotte nel 2022, lo spumante marchigiano è cresciuto, dal 2021 al 2022, del 13%. Una tendenza innescata dal nuovo modo di consumare lo spumante. Il fatto che lo si abbina bene e quasi con tutto fa sì che sia diventato un vino a tutto pasto e, affrancato dalle ricorrenze e dalle festività, si consuma tutto l’anno in particolare d’estate. Di fatto, il mercato interno assorbe ben 284 milioni di bottiglie (il 44% del sistema Pro Secco), il che porta la sua quota attuale al 13,5% sul totale dei consumi di vino mentre nel 2015 non superava il 9%.

A dare la spinta propulsiva sono i giovani. Secondo l’ultimo report di “Wine Intelligence”, lo spumante fa parte del portafoglio di bevande dei Millennials (i nati tra il 1980-1996) e della Generazione Z (quelli tra il 1997 e il 2010) alla pari della birra e del vino fermo. «Il che – osserva Alberto Mazzoni (nella foto), il direttore dell’Istituto Marchigiano di tutela vini (Imt) – impone al comparto vitivinicolo marchigiano di essere molto più presente e di rivedere le proprie politiche di presenza sul mercato e l’export». Lo spumante rappresenta il 24% del totale del vino oggi mentre nel 2015 aveva una quota solo del 14%.

Spiega che seppur tutte le denominazioni di origine potrebbero esprimere eccellenti spumanti, sono poche le cantine presenti con la Doc, molto di più quelle con spumanti generici. Ossia senza indicazione del vitigno. Insomma, solo 1,5 milioni di bottiglie delle oltre 13 milioni provengono da uve doc e si limitano al Verdicchio dei Castelli di Jesi, al Verdicchio di Matelica, alle Terre di Offida, ai Colli Maceratesi Ribona, al Bianchello del Metauro.

«Ci sono piccole e medie aziende – entra nel merito – che fanno spumante classico. Un metodo, tuttavia, che richiede investimenti a lungo termine in quanto il prodotto necessita almeno 24 mesi prima di essere commercializzato. Mentre il metodo Charmat ha bisogno di qualche mese, ma poche sono le cantine che hanno investito nelle autoclavi. Chi spumantizza per la maggior parte delega la lavorazione a centri fuori regione e, quindi, alcuni disciplinari, vietano di mettere in etichetta il nome del vitigno e la denominazione».

La proposta di Imt? Creare un centro unico regionale dove tutti i viticoltori marchigiani possono fare spumantizzare la propria denominazione di origine. «Abbiamo il vantaggio – sottolinea – di avere vini che provengono da terreni straordinari e che, attraverso le nostre denominazioni, si distinguono per l’unicità, la specificità, la particolarità dei vari terroirs e, quindi, gli spumanti meritano che sia evidenziato che sono prodotte da vitigni autoctoni e il rapporto con il territorio».

Bollicine che, a breve, si tingeranno sul Conero di rosa, nell’area che abbraccia Ancona, Offagna, Camerano, Sirolo, Numana e parte di Castelfidardo e Osimo. La risposta del mondo produttivo a ridosso della più grande baia marchigiana ai nuovi mutamenti del mercato.

«Il disciplinare del Conero Docg (che prevede uve dei vitigni montepulciano (minimo 85%) e sangiovese ndr) è in fase di modifica – conferma Michele Bernetti di Umani Ronchi – ed è previsto l’inserimento di un rosato nella versione ferma e con metodo classico rosé, tipologie già sperimentate con ottimi risultati da diverse cantine».

Le Marche sono inoltre conosciute per le 12 milioni di bottiglie di spumante all’anno del Gruppo Togni di Serra San Quirico. Realtà tra le più importanti della tradizione spumantistica italiana dal 1954. Il Gruppo oggi è alla terza generazione con i figli di Paola Togni – presidente e Ad – Elisa e Andrea, e produce e commercializza il marchio Rocca dei Forti spumantizzato con il metodo Charmat. Nella collezione ci sono prodotti che traggono origine da vitigni autoctoni come il Rocca dei Forti Verdicchio Doc premiato della medaglia d’oro al “Gilbert & Gaillard”, di quella d’argento al “Sakura Japan Women’s Wine Awards”, e nel 2023 della medaglia di bronzo al concorso internazionale “Decanter”.

Tags: in evidenza, Mazzoni, Spumanti

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