Ecco il Vinitaly, Castellucci: “Cogliere le nuove sfide”

Il mercato giovanile chiede più vini frizzanti, ma anche meno alcolici
Attualità
di Giorgia Clementi

Il Vinitaly 2024 è ai nastri di partenza. Da domani a mercoledì i 17 padiglioni di Veronafiere accoglieranno visitatori da tutto il mondo per raccontare etichette e novità. Saranno oltre 4.100 le aziende italiane ed estere presenti, provenienti complessivamente da 32 nazioni93.000 gli operatori professionali di cui il 32% proveniente da 143 Paesi. Per le Marche saranno presenti 107 cantine.

Un padiglione collettivo internazionale dove realtà e contesti differenti entrano in contatto tra loro. L’obiettivo naturalmente, quello di valorizzare il vino italiano e l’intero comparto dal valore, oggi, di 31,3 miliardi di euro con  530 mila aziende e circa 870 mila addetti. (Fonte: analisi Osservatorio Unione italiana vini-Vinitaly e Prometeia).

Ma come sta andando il mercato italiano del vino ed in particolare cosa aspettarsi dal Vinitaly? Lo abbiamo chiesto a Federico Castellucci, presidente della Federazione nazionale vitivinicola di Confagricoltura (oltre che presidente di Confagricoltura Marche).

Presidente Castellucci, quali sono le caratteristiche attuali del comparto vitivinicolo italiano?

Federico Castellucci 

Il comparto vitivinicolo – afferma Castellucci – è sicuramente quello attualmente più dinamico, portato all’esportazione e con il più alto valore aggiunto del settore agroalimentare del nostro Paese, caratterizzato da un’ attività in tutte le regioni italiane e da una presenza di una miriade di PMI, che sono anche la caratteristica del nostro sistema produttivo in generale. Va ricordato che il settore vitivinicolo non è delocalizzabile (cosa che assicura tranquillità socio economica agli investimenti) e che utilizza unicamente materia prima nazionale, con ovvio vantaggio per la nostra bilancia dei pagamenti“.

Riguardo la tendenza all’export, essa “è diventata una necessità negli ultimi vent’anni, anche in vista della costante riduzione dei consumi interni: siamo passati dai quasi cinquanta litri pro capite della fine del millennio, ai trentasette del momento presente e questo, nonostante la presenza ed il conseguente consumo dei numerosi turisti che visitano il Paese“. L’esportazione, arrivata nel corso degli anni all’importante valore di quasi otto miliardi di euro con una modesta, recente, flessione, “è stata inoltre caratterizzata da un costante aumento del valore dell’esportato pro litro: esportiamo sempre meno sfuso e sempre più vino imbottigliato e di qualità“.

Non vanno trascurate infine, le conseguenze legate all’attuale situazione geopolitica internazionale, dalla chiusura di alcuni importanti mercati come quello russo, alle generali difficoltà economiche che “non aiutano a rallentare la concorrenza, sempre viva, non solo da parte dei colleghi europei ma anche di quelli del cosiddetto Nuovo Mondo, quali Australia, Argentina e Chile“.

Resilienza, ma frammentazione: punti di forza o punti deboli del comparto

Quali sono i punti di forza su cui può contare, alla luce di questo, l’intero comparto? Quali invece i punti deboli?

Il principale punto di forza – commenta Castellucci – è la grande capacità di dinamica resilienza degli imprenditori italiani in generale. Poi sicuramente il favore con cui vengono accolti i nostri prodotti agroalimentari nel mondo, insieme alla grande varietà e flessibilità dell’offerta, anche grazie al grandissimo patrimonio dei nostri vitigni autoctoni e l’attenzione alle esigenze ed alle aspettative del cliente che ci viene riconosciuta da molti dei nostri importatori”.

Nell’altro lato della medaglia vi è invece “una frammentazione dell’offerta che impedisce la creazione di una massa d’urto economica, specie nell’apertura di nuovi mercati“.

Alla luce delle attuali tendenze

Sta aumentando soprattutto il consumo di vini spumanti e frizzanti, “ed in questo siamo piuttosto bene attrezzati” continua Castellucci: “il successo, non solo del Prosecco, lo dimostra“. Tra i nuovi interessi anche quello nei confronti di un vino con sempre meno alcol. “Vini con poca gradazione, talvolta addirittura parzialmente o totalmente dealcolati – spiega -, sono delle nuove categorie di prodotti sulle quali bisognerà riflettere, agire ed organizzarsi senza troppi indugi, prima che i nostri concorrenti si consolidino a nostre spese. Le nuove generazioni, che poi sono i futuri consumatori, hanno gusti ed esigenze differenti dal passato che vanno ben interpretate ed alle quali bisogna rispondere“.

Cosa aspettarci dunque, da Vinitaly 2024?

Il Vinitaly è una grande fiera del vino europea e mondiale: irrinunciabile. Quest’ anno, ancora di più, è prevista una massiccia, e bene organizzata, presenza di acquirenti internazionali. Un’ ottima occasione per i nostri produttori, di farsi conoscere ed apprezzare in vista di futuri rapporti commerciali soddisfacenti. Ne sono sicuro, per entrambe le parti“.

Tags: Federico Castellucci, in evidenza, Vinitaly, vino

Suggeriti

Meglio un marchigiano in casa…
Grano duro, ecco le previsioni per la prossima campagna

Da leggere