Ecco i bilanci delle aziende agricole che non tornano

Economia
di Veronique Angeletti

Inutile interrogarsi sulle varie anime della marcia dei trattori, è sufficiente prendere i bilanci per capire che gli agricoltori marchigiani hanno investito e lavorato l’anno scorso per ritrovarsi al saldo con un reddito dimezzato, contributi della nuova Pac ridotti pur avendo applicato gli Ecoschemi e, con l’innalzamento dei tassi d’interessi, ancora più indebitati.

Presi in una tripla morsa i nostri agricoltori. A monte, subiscono un’impennata dei prezzi dal 25 al 63% legata alle guerre e all’inflazione delle materie prime come semi, fertilizzanti, concimi. A valle, si sono visti imporre le quotazioni della finanza globale e i prezzi di una filiera lunga che fa sì che da 1 euro di cibo speso dal consumatore appena 15 centesimi vanno nelle loro tasche. Al netto di una concorrenza spietata di importazioni che non devono obbedire alle stesse regole di produzione dell’Unione Europea.

A ciò aggiungiamo che, per eccesso di siccità e di piovosità, nel 2023 sono calate le rese in tutte le coltivazioni. Nelle Marche, del 35 % per il grano, del 40% per il girasole, del 75% per l’olivicoltura, dell’80% in alcune zone per la viticoltura. Quanto al prezzo di vendita, per citare solo due riferimenti, quello del grano dall’anno scorso è diminuito del 30% e del girasole del 50%.

Una situazione che, in parte, veniva tamponata con i contributi della Pac ma che quest’anno sono venuti a mancare anche per chi ha applicato gli Ecoschemi come richiesto dalla Politica Agricola Comune. Nelle Marche, penalizzante è stato l’Eco4 (sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento).

Ma vediamo nel dettaglio tre casi emblematici sulle redditività delle imprese agricole, Incrociando i bilanci stilati dagli uffici di Cia Confagricoltura e Copagri.

AZIENDA CON 15 ETTARI – Un’azienda socia di 15 ettari dedicata a grano duro, girasole ed erba medica nel 2022 aveva incassato alla vendita 16.533 euro, nel 2023 ha incassato, per minori rese, il 52% in meno (7.929 euro). Nel 2022 recuperava con la Pac 4.635 euro, l’anno scorso con i titoli base (contributo di 167 €/ha) ha ottenuto 3.625 euro ossia il 22% in meno. In pratica da un reddito di 21.168 euro, oggi ha in tasca 11.154 euro.
AZIENDA CON 135 ETTARI – Il peggio è che dai conteggi risulta che più l’azienda è estesa, più è penalizzata. Ecco il caso di una fattoria di 135 ettari: se nel 2022 ha ottenuto più di 49 mila euro, nel 2023, con rese pessime, l’azienda ha recuperato tra titoli di base (134,88 €/ha) e accoppiati, 30,9 mila euro incluso il -3% per il fondo calamità. Insomma, un secco meno 37%.
AZIENDA CON 158 ETTARI – Infine il caso di un’azienda di 158 ettari che ha applicato gli Ecoschemi. Nel 2022 dalla Pac ha ottenuto 60,4 mila euro, nel 2023 invece tra titoli di base (168,10 €/ha), Eco4 di base (49,15 €/ha), Eco Zvn (Zone Vulnerabili da Nitrati di origine agricola 58,98 €/Ha) e tutti i vari accoppiati – grano duro (97,76€/ha); semi oleosi (94,86€7ha); proteiche (44,04€/ha) – sottratto il 3% per il fondo calamità, ha ricevuto 42,6 mila €. Il 27% in meno.

A conclusione, la nuova Pac italiana impone uno studio preliminare complesso dei piani culturali a cui vanno aggiunto vincoli come quelli di lasciare incolti il 4% dei terreni e un obbligo di rotazione con colture a cui non è particolarmente vocata l’agricoltura di alta collina e montana, vale a dire il 60% della regione Marche. Ma dai conti risulta anche che non facile nemmeno per chi sta sulla costa. Si ha notizia di un’azienda affacciata sull’Adriatico, specializzata in grano duro e girasole, grande 36 ettari che, nel 2022, aveva realizzato un utile di 39 mila euro e ottenuto 11 mila dalla Pac, nel 2023, è in perdita di 19.800 euro e ha ricevuto contributi per 8.500.

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Tags: Bilancio aziende, contributi Pac, in evidenza

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