Marina, Aurora, Caterina: il matriarcato della terra!

Storia di una azienda agricola all’ombra del Monte Conero
Attualità
Invito al viaggio nelle Marche della produzione e del gusto
di Antonio Prenna

Qui si racconterà di come eventi epocali che hanno sconvolto il mondo concorrano a personali cambiamenti esistenziali e professionali, ma soprattutto di come l’attitudine agricola attraversi tre generazioni di donne marchigiane: una sorta di matriarcato della terra.
Siamo a Coppo, nel territorio del comune di Sirolo, sulle colline di fronte alle Piane dell’Aspio. Il Monte Conero è a pochi passi. La summa degli habitat desiderabili tra campagna, mare e montagna. È un sabato fresco di primavera, il viavai dei clienti della vendita diretta rende vivace l’atmosfera. Dal 1980 i cinque ettari di proprietà dell’Azienda Agricola di Marina Accattoli, a conduzione familiare, sono coltivati a ortaggi in foglia, a fusto, a frutto, in radici, bulbi e tuberi in piena aria, secondo il codice delle attività economiche dell’ufficio statistico dell’Unione Europea e soprattutto – per essere meno burocratici – nel rispetto della natura e dei suoi ritmi. Aggiungo senza l’uso di diserbanti perché in biologico, quel tipo di agricoltura – occorre ricordarlo anche se apparirebbe scontato – che non utilizza prodotti chimici di sintesi (fertilizzanti, diserbanti, insetticidi, anticrittogamici) per la concimazione dei terreni, per la lotta alle piante infestanti, ai parassiti animali e alle malattie delle piante, con il divieto di usare organismi geneticamente modificati e ricorre a pratiche tradizionali, essenzialmente preventive, selezionando specie locali resistenti alle malattie e intervenendo con tecniche di coltivazione adeguate.
Ci accoglie Caterina. È nipote di Marina che si trova da qualche parte nei campi, invece la madre – Aurora – è indaffarata a preparare bouquet di fiori. Fra loro si intersecano cinque decenni. La gestione delle lavorazioni meccaniche, con trattori e motocoltivatori, è affidata invece a Damiano, lo zio di Caterina, che si occupa anche delle irrigazioni, dei trattamenti e delle manutenzioni.
Mi accompagna il direttore di Confagricoltura Marche Alessandro Alessandrini – siamo amici dai tempi in cui dividevamo lo stesso banco al liceo – che vedendo la giovane Accattoli in abiti da lavoro (facile immaginare l’effetto) esordisce ridendo: “La campagna se ti appassioni ti abbrutisce”. Lo dice in senso buono naturalmente, come una nota di merito. “Infatti – risponde lei – spesso ho bisogno di staccare e interessarmi d’altro. Stamattina per esempio ho fatto colazione a Sirolo con una mia amica e abbiamo parlato di pianoforti e di musica. Il pianoforte lo suono, in questo periodo sto studiando Beethoven. Mi prendo dei momenti di libertà, ma la campagna è come la sirena della mitologia. Ha una voce dolcissima e il suo richiamo è irresistibile”. Facciamo un giro tra le serre e i campi. Dal maggio 2021 l’azienda è in conversione verso il biologico. È un florilegio di fiori, ortaggi, frutta (anche i kiwi), paccasassi – tipici del Conero -, limoni, la quarantina di arnie per il miele. Caterina ci mostra quella che chiama cipolla rosata del Conero, la esibisce con un certo orgoglio perché questa è una varietà tramandata in famiglia. Intanto l’asinello di casa – si chiama Camillo – se ne sta tranquillo in un angolo. Invece i cani -buonissimi – non ci hanno seguito. Hanno preferito rimanere a crogiolarsi al sole a pancia all’aria, all’ingresso del punto vendita. Mentre il mio amico Alessandro – che è anche veterinario – dispensa consigli sugli animali, penso a quanta pazienza, esperienza e maestria occorrano per governare questa porzione di territorio e a come il tremendo avvenimento esterno che ha coinvolto tutti – la pandemia – abbia determinato le scelte delle donne di questa azienda. Fino al 2020 l’attività prevalente di vendita era andar per mercati. Sirolo, Numana, due volte a settimana al mercato comunale ad Ancona.
Leggo su Instagram un post nel profilo dell’azienda. Chi scrive è Caterina (sulla bio si presenta come imprenditrice rurale digitale) la social media manager di casa: “La mattina del 7 marzo 2020 eravamo in Piazza delle Erbe ad Ancona. Già si parlava di distanziamento sociale, ma nessuno ci badava più di tanto, tanto che ad un certo punto della mattinata avevamo chiesto ai clienti di fare un passo indietro e di distanziarsi tra loro e dal banco. Io e mamma siamo tornate a casa da quel mercato frastornate, con la paura di aver portato a casa “qualcosa”. Durante la domenica successiva, le notizie che arrivavano si erano fatte sempre più preoccupanti, così il lunedì mattino ci siamo detti: noi al mercato non ci torniamo più. Il mercato – continua Caterina – manca. Manca la forte interazione con i clienti. Manca un po’ anche la confusione e mancano i mille sorrisi di ogni mattina. Ma le cose sono tanto cambiate nel corso del 2020, così tutto quello che abbiamo imparato in 40 anni (e più) di esperienza, nei mercati e nel campo, vogliamo farlo ritrovare nel nostro punto vendita aziendale”.
Era una decisione presa da tempo in famiglia, ma la spinta è venuta da quel periodo terribile. Ora le matriarche della terra non sono affatto pentite della scelta, niente più levatacce:tutte le energie sono dedicate alla coltivazione degli orti e a soddisfare le richieste degli affezionati clienti.
Infine Caterina mi mostra, sempre dal profilo Instagram, un corso di foraging (cioè la raccolta delle piante commestibili selvatiche) che ha realizzato con dei brevi video durante il lockdown. La domanda da cui è partito questo corso era come procacciarsi del cibo in quel periodo in cui non si poteva uscire di casa. Caterina ha coinvolto una sua amica scrittrice – conosciuta sui social -, entusiasta dell’idea. Il tutto è durato un paio di mesi con un seguito di migliaia di persone un po’ ovunque in Italia. Dall’Isola d’Elba a Milano, in Sicilia e molti riconoscendo in quella pratica quello che facevano in passato le loro nonne. Finita l’emergenza Caterina ha conosciuto finalmente la scrittrice che è andata a trovarla a Coppo. Si chiama Marta Zura-Puntaroni, originaria di San Severino Marche, e ha pubblicato due romanzi con Minimum Fax. La parte bella di questa storia è che un suo racconto intitolato “L’olivastro” – uscito da poco per l’editore effequ – ha per protagonista una giovane contadina che si chiama Caterina e che ha i capelli come i suoi.

 

Tags: Azienda Agricola Accattoli, in evidenza

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