Oceano Marche

Tra fiumi, laghi e mare, le Marche come una penisola!
Intorno al Focolare
di Carlo Nardi

Coloro che seguono questa rubrica avranno ormai capito che l’osservazione del territorio che ci circonda ne è la chiave di volta. Nelle chiacchierate “intorno al focolare” si cerca sempre di rimarcare aspetti meno evidenti ma assai significativi dal punto di vista orografico ed antropologico. Si è già discusso della magia di quello che è stato definito il “Triangolo Benedetto”, un territorio pieno di ricchezze ambientali ed architettoniche racchiuso tra Monte San Vicino, Monte Vettore e Monte Cònero.

Oggi, alla vigilia della stagione estiva, tra sortite balneari al mare o nei bacini dell’interno, si butta lo sguardo su un altro aspetto del territorio, magari recondito ai più disattenti ma evidente a chi, come la gente di campagna, si adatta alla sua conformazione, per sancire ancora di più quella santa alleanza tra natura e uomo, che non finiremo mai di celebrare abbastanza.

Dai Monti al Mare, le Marche hanno una naturale propensione verso l’Adriatico che, con i suoi quasi duecento chilometri di costa da Gabicce a Porto d’Ascoli, è il nostro confinante più importante e segna indissolubilmente la vita delle comunità che su di esso insistono. Ad Est quindi una pianura d’acqua foriera di civiltà, ricchezza e, fino al diciottesimo secolo, anche di costanti pericoli costituiti da piratesche scorribande. Ad Ovest una barriera di montagne che in più punti supera i duemila metri e funge da scivolo naturale per il vento di libeccio, il cosiddetto Garbì: soffia caldo e secco, asciuga la terra e spiana il mare.

In mezzo? Terra e acqua! Tanta di quell’acqua che ci fa dire che le Marche, pur se vigorosamente incastonate come variopinta piastrella nel mosaico dell’Italia centrale, ricordano una penisola! Ci avevate mai pensato? A guardarla bene la nostra regione ha con l’acqua un rapporto primordiale che ne caratterizza profondamente il territorio. Tredici fiumi di cui dodici (più svariati torrenti) dagli Appennini all’Adriatico mentre uno, il Nera, nasce sui Sibillini e, dopo aver dato vita alle Cascate delle Marmore (che con un triplice balzo di 165 metri risultano essere le più grandi d’Europa), porta le sue limpide acque addirittura all’Urbe, entrando in Tevere dalle parti di Orte.

Inoltre i 185 corpi idrici fluviali e sette bacini artificiali (fonte ARPAM) più laghi e laghetti sparsi per montagne, colline e pianure, fanno delle Marche una penisola percorsa e posseduta dall’acqua che la irrora come accogliente placenta. Anzi di più: l’acqua è per la nostra regione un trattamento di bellezza che ne accarezza il fianco a mare e ne riordina le folte chiome di vegetazione grazie al “pettine” dei suoi fiumi che scendono fino all’Adriatico.

L’acqua è la vita, ma se ingabbiata e violentata è anche la morte: questa si materializza all’improvviso con devastanti piene. Sempre da fonte ARPAM si apprende che il 25% dei corpi idrici versa in cattive condizioni e lo stato idrogeologico di alcuni corsi, anche minori, risulta una ferita ancora aperta e grondante di distruzione.

Insomma, a conti fatti la vita dei marchigiani è una vera e propria full immersion che riunisce montanari, contadini, allevatori, pescatori, tutti, è proprio il caso di dire, sulla stessa barca a fare i conti con il primo elemento di vita. Donne e uomini che come anfibi vivono tra la terra e l’acqua anche se lontani decine di chilometri dal mare; e con la terra e l’acqua convivono e lottano magari tirando reti da pesca con le mani sporche di ribollente mosto o di latte appena munto.

Parafrasando Alessandro Baricco vien da dire “Oceano Marche” perché in fondo la nostra regione null’altro è che una inusuale penisola.
D’altronde, come ha scritto il Giovane Favoloso? “E il naufragar m’è dolce in questo mar…”

 

Tags: Carlo Nardi, fiumi, in evidenza, laghi, Mare

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