Niente progresso, siamo Amish!

In Ohio una comunità religiosa che rifiuta la modernità
Intorno al Focolare
di Carlo Nardi

Tra i racconti che scaldano le serate “intorno al focolare” non può mancare quello riguardante il periodo trascorso negli Stati Uniti, attraversati sei vote in auto dal Pacifico all’Atlantico e ritorno, nel recente passato pre-covid. Un’esperienza on the road vissuta, “dal di sotto e dal di dentro” perché condivisa con carpentieri, falegnami, operai, meccanici, contadini e militari. Un punto di vista da posizione defilata per non disturbare gli attori di quello spettacolo a stelle e strisce chiamato America che resta un immenso circo a cielo aperto dove, nella sua sconfinata arena, si esibiscono artisti da strada, da prateria, da deserto e da pub, con sorprendenti performance che vanno narrate.

Il ricordo vola ad un’indimenticabile giornata trascorsa a zonzo per l’Ohio, stato importantissimo per la produzione agricola statunitense: una sorta di Pianura Padana all’ennesima potenza dove spesso si sono decise le sorti politiche e sociali degli Stati Uniti. L’Ohio, cuore pulsante tra gli stati del Middle West, è prevalentemente abitato dai così detti red neck (colli rossi), così soprannominati perché generazioni di agricoltori hanno lavorato la terra ricurvi, lasciando esposto il retro del collo ai raggi del sole.

Il panorama che offre si presta benissimo a narrazioni di antiche abitudini, retaggio di quel mondo contadino che ne caratterizza fortemente la parte centro meridionale, a fronte di quella settentrionale che si affaccia sui Grandi Laghi ed ha invece un’anima profondamente industriale.

In un giornale locale, che settimanalmente veniva consegnato nella hall del motel dove alloggiavo, si parlava di comunità Amish presenti in una contea ad un paio d’ore di macchina. La voglia di vedere come vive chi ha rifiutato il progresso mosse un’irrefrenabile sentimento di curiosità verso quel mondo che, in barba alle tecnologie del terzo millennio, ha sedimentato un passato fatto di eleganti carrozze, cappelli di paglia, vacche da mungere e raffinati merletti: le stesse atmosfere consegnate al mito della celluloide dal film “Witness”, vincitore di due Oscar nel 1986, con Harrison Ford e Kelly McGillis.

Gli Amish costituiscono una comunità religiosa che affonda le sue origini territoriali in Svizzera e quelle religiose nel Luteranesimo. La scelta “anabattista” (battezzare gli individui solo in età adulta) li espose a cruente persecuzioni a causa delle quali, per farla breve, decisero di abbandonare l’Europa e rifugiarsi negli States, tra Pennsylvania ed Ohio. Correva la seconda metà del settecento e da allora non si sono più spostati.

Quindi, con il navigatore puntato su Sugarcreek (letteralmente “torrente di zucchero”) primo insediamento Amish dell’Ohio, si parte per un viaggio nel tempo di circa duecento anni. La località è situata proprio al centro di una Contea chiamata “la Piccola Svizzera degli Stati Uniti”: infatti come per incanto ci si trova immersi tra vessilli bianco crociati, verdi pascoli e scampanellanti campanacci indossati con estrema eleganza da serafiche mucche pronte per la mungitura. Le botteghe strabordano di grandi forme di Emmenthal che hanno l’unica particolarità di essere quadrate, anziché tonde. E cosi sia perché la grande industria del fast food, per praticità e logistica, vuole le forme quadrate e tu, che quelle forme produci e che su quell’industria campi e prolifichi, dimentichi di rifiutare il progresso e ti adatti alle richieste del cliente.

Gli Amish ci sono ma non si vedono; o meglio si vedono poco, sempre indaffarati intorno al lavoro dei campi e per di più in orari proibitivi. Si alzano alle quattro del mattino, rientrano in casa al calar del sole e si mettono a fare figli (almeno sette per ogni coppia). Quando appaiono ti sembra di vivere il set di un film: consapevoli e sereni nei loro abiti antichi, ti salutano educatamente mentre, posseduto da un raptus compulsivo che è un misto di turistica cafoneria e di ineluttabile curiosità, ne carpisci i tratti con scatti a raffica che loro sopportano con cortesia, forse consapevoli della loro stoica unicità.

Purtroppo la gita di domenica non favorisce un completo impatto con le attività della comunità poiché, da rigorosi osservanti quali sono, gli Amish santificano le feste trotterellando nelle loro carrozze nere ed eleganti, tra chiese e visite di cortesia per riunioni di ambito religioso o lavorativo, proprio come si faceva una volta in campagna anche dalle nostre parti.

Dalle piccole feritoie delle sedute posteriori, incorniciate in ampi cappelli di paglia, fanno capolino dolci faccine di bimbi biondi come il grano. Stenti a credere che potranno vivere una vita che rifiuta il progresso e ti viene il dubbio se stiano meglio loro, con il fieno, il granturco e l’avena, o tu che, con il tuo smartphone di ultima generazione, ne immortali l’intimità.
Ogni coppia procrea almeno sette figli ed è una delle popolazioni con più alto incremento demografico al mondo: insomma quando arriverà l’Armageddon che ci estinguerà, sopravvivranno due cinesi ed un Amish, che a quel punto dovrà adattarsi…

Poi all’improvviso il bucolico divagare si sofferma su un particolare non da poco: che ci fanno due simpatiche vecchiette con il tradizionale costume locale su una minicar elettrica? Fine del sogno: non c’è niente da fare: “non ci sono più gli Amish di una volta!”

Tags: Amish, in evidenza, Intorno al focolare, Ohio

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