Un trattore è per sempre!

Da compagno di giochi a compagno di lavoro: simbolo di tenacia
Intorno al Focolare
di Carlo Nardi

Nella settimana che vede i trattori accodarsi in protesta sulle strade d’Europa, “intorno al focolare” se ne discute considerando l’importanza del mezzo che, se occupato a manifestare, non può essere utilizzato per lavorare nei campi. Ma forse, a pensarci bene, è proprio questo che vogliono i cervelloni di Bruxelles: distrarre i contadini e gli allevatori dalle attività peculiari per ottenere il loro assurdo risultato: uccidere l’agricoltura o quanto meno ridurla ad un flebile rantolo dell’economia!

Ma si può uccidere un trattore? Si può distruggere il simbolo di un movimento al quale mai come in questo momento tale definizione fu più azzeccata? Infatti i contadini d’Europa si stanno muovendo in una coreografia unica e condivisa che mira ai centri di potere in maniera pacifica, lenta ma inesorabile, con i tempi propri dei lavori nei campi e con il passo sommesso ma inarrestabile dei loro potenti trattori.

Insomma la questione è una sola: si può uccidere un trattore? Si possono annientare decenni di lavoro, sacrifici, intuizioni, creatività, sudore, rinunce, con una direttiva sorda e grigia? Si può cinicamente smontare quella imponente macchina che è l’agricoltura, primo volano economico della storia, e della quale il trattore è ormai simbolo universalmente condiviso? In merito sorgono dubbi che insieme a andremo a sviscerare.

Il trattore, diciamocelo chiaramente, piace a tutti. Per schiere di adolescenti di varie generazioni è stato il primo agognatissimo giocattolo che li ha ammaliati dopo averne visto uno vero in tutta la sua appariscente e sfrontata grandezza. Perché il trattore, pur nella sua imponenza, non fa paura; è una questione di pura estetica: saranno quegli pneumatici così enormi e visivamente morbidi, saranno le sue linee arrotondate, saranno i suoi colori sempre sgargianti, sarà perché spesso sporco di fango e terra come le ginocchia o il viso di un vivace monello, o forse perché si arrampica inarrestabile anche sulle pendenze più erte, fatto sta che il trattore è “un tipo” che piace. Chi non ha giocato con un trattore da bambino avrà un’esistenza problematica e sicuramente a Bruxelles sono in molti a non averlo fatto. Il trattore lo si può personificare come un insostituibile compagno di lavoro, fedele, instancabile, affidabile.

“Intorno al focolare” si narrano cose, cari commissari europei, che non potreste neanche immaginare: si narra di meccanici che parlano con il loro trattore! All’imbrunire c’è chi ha visto contadini dargli pacche sul cofano per ringraziarlo di una dura giornata di lavoro. Qualcuno racconta di uomini pietosi che si affannano a rifocillarli con dell’ottimo diesel agricolo quasi fosse un rigenerante brodo caldo a fine fatica! Non si uccide un trattore, è impossibile. Incarna in pieno l’eternità di un movimento primordiale. Fateci caso: ancora oggi inerpicati su per i colli più scoscesi della nostra regione, vecchi trattori marciano come immortali highlander senza tempo.

Non capita spesso di vedere un trattore abbandonato. Magari si godrà la sua meritata pensione sotto una lamiera sorretta da quattro pali; magari donerà i suoi componenti come organi rigeneranti per altri più giovani in difficoltà, ma resta il fatto che un trattore non muore mai perché “un trattore è per sempre”, come recitava la pubblicità dei diamanti; infatti da compagno di giochi a compagno di lavoro c’è sempre un affidabile trattore a segnare le tappe della vita agricola. E per chi non ci ha mai giocato da bambino solo un consiglio: non commettete lo stesso errore dei vostri genitori e correte a comprarne uno ai vostri figli. Vedrete i loro occhi accendersi di una luce nuova: quella luce di stupore e di felicità che probabilmente voi non avete mai visto e che certamente riuscirà a squarciare persino il cielo grigio sopra Bruxelles!

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Tags: in evidenza, Nardi, trattore

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